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VALZER CON BASHIR regia di Ari Folman

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Invia una mail all'autore del commento pompiere     9 / 10  03/07/2009 16:30:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
“Mi addormento sempre quando ho paura. E do’ sfogo alla fantasia”.
Così recita, in questo splendido cartone animato, uno dei vecchi compagni di combattimento di Ari (soldato a cavallo tra i ’70 e gli ’80 nella guerra del Libano), quando vuol mettere fuori causa lo spiacevole ricordo del conflitto attraverso un inganno perpetrato alla propria mente.
La manipolazione così attuata rimuove, solo temporaneamente, le brutture del vissuto bellico e le ripresenta sotto forma di sogni, di fortuite reminiscenze, di poetiche iniziazioni sessuali, di dolorose forzature (l’uccisione dei cani è una delle sequenze più sconvolgenti che raccontano la guerra in modo mirabile e sintetico, pur senza farla vedere).
Tra atmosfere da gita scolastica, quando la maturazione fisica ancora non si è compiuta, e bruschi risvegli sulla realtà, il protagonista deve combattere anche con le sue amnesie dissociative, con l’incapacità di ricordare esperienze importanti in seguito a un evento drammatico o a un senso di colpa.

Realizzato nell’arco di 4 lunghi anni negli studi dello stesso regista israeliano Ari Folman, il film si avvale di una tecnica che unisce la raffinatezza grafica chiaroscurale all’immobilità dei manga. Distante da ogni genere ortodosso, “Valzer con Bashir” sta a metà tra il reportage documentaristico e l’indagine psicoterapeutica.
L’anima inquisitoria del film è disseminata dalle interviste fatte agli ex commilitoni, ai testimoni diretti, ai giornalisti; un’incantevole laboriosità identifica questa pellicola, senza mai farla risultare pedante. Ben meritati i due prestigiosi riconoscimenti: il Golden Globe e il César come Miglior Film Straniero.

Il conflitto è brutale, viene sbattuto in faccia a giovani che non possono comprenderne a pieno le motivazioni; il senso di spietatezza incombe per tutta la durata della pellicola e, in questo, richiama spesso “Apocalypse Now”.
Al film di Coppola si ispira quando effettua dei balzi narrativi onirici e al contempo lucidi (la gigantesca donna nuda venuta dalle acque, il rumore delle pale degli elicotteri, ma soprattutto la follia incontrollabile, la dimensione allucinatoria e devastatrice, la spiaggia e il surfista col mitra). Il tutto servito con fragranze di patchouli invece di quelle, più sgradevoli, del napalm.

Indimenticabile lo “sganciamento” finale, di fronte al quale si resta muti e inorriditi. Anche la musica, sino a lì agitata ed elettrica, lascia il posto a un violino che graffia l’anima.