Jellybelly 8½ / 10 19/01/2009 01:43:03 » Rispondi Ho iniziato il commento a questo film diverse volte, e puntualmente cancellavo e tentavo di ricominciare, trovando sempre inadeguato o riduttivo quanto stavo per scrivere. Lascio allora alle parole di "Sidun" di Fabrizio De Andrè una dedica dal cuore all'operazione di questo coraggioso, lucido ed onesto regista israeliano, capace di analizzare un episodio oscuro del passato della propria terra partendo dal proprio vissuto, senza alcun intento assolutorio.
"Il mio bambino il mio il mio labbra grasse al sole di miele di miele tumore dolce benigno di tua madre spremuto nell'afa umida dell'estate dell'estate e ora grumo di sangue orecchie e denti di latte e gli occhi dei soldati cani arrabbiati con la schiuma alla bocca cacciatori di agnelli a inseguire la gente come selvaggina finché il sangue selvatico non gli ha spento la voglia e dopo il ferro in gola i ferri della prigione e nelle ferite il seme velenoso della deportazione perché di nostro dalla pianura al molo non possa più crescere albero né spiga né figlio ciao bambino mio l'eredità è nascosta in questa città che brucia che brucia nella sera che scende e in questa grande luce di fuoco per la tua piccola morte."