Alpagueur 8 / 10 15/10/2020 19:59:05 » Rispondi Per fortuna ci sono stati Dario argento e i suoi gialli caratteristici perché il mondo del cinema sarebbe un posto così povero senza di loro, i miei preferiti sono stati Profondo rosso, 4 mosche di velluto grigio, Tenebre, L'uccello dalle piume di cristallo, Phenomena, Suspiria e Trauma, poi è arrivata questa gemma con una combinazione del suo stile visivo e una leggenda come Max Von Sydow. La storia è ambientata a Torino, dove 17 anni una prima una serie di omicidi (2) era stata commessa da quello che fu soprannominato "il nano assassino" (autore di un libro per ragazzi che ruotava attorno ad una inquietante "fattoria della morte"), trovato poi morto suicida con un colpo di pistola alla testa mentre cercava di scappare alla polizia. Ora una seconda serie di omicidi sta accadendo nuovamente, i delitti riprendono la macabra sequenza temporale degli animali uccisi dal sadico fattore nella filastrocca, interrotta 17 anni prima senza motivo apparente, e ogni volta accanto alla vittima di turno viene trovata una figurina rappresentante l'animale del libro... si tratta dello stesso assassino, tornato dall'oltretomba? Oppure di un copycat che ha deciso di continuare la sua "opera" per motivi ignoti? In ogni caso però, perchè questa lunga attesa tra una serie di delitti e la successiva? Cosa è successo nel frattempo? La trama è superba, ottimo lavoro della macchina da presa e scene di omicidio eccellenti, la fotografia e le ambientazioni sono meravigliose, così come l'atmosfera generale che si respira durante tutto l'arco della pellicola, super recitazioni a tutto tondo, specialmente Max Von Sydow (nei panni dell'ex ispettore di polizia Ulisse Moretti che soffre di perdita di memoria, problemi cardiaci e insonnia), Gabriele Lavia (nei panni dell'avvocato padre di Lorenzo) e Rossella Falk (Laura De Fabritiis), ma anche Roberto Zibetti (Lorenzo) non se l'è cavata male, ha interpretato bene quel ruolo, non facile, coi suoi modi di fare sempre un po' ambigui (gli viene naturale evidentemente, forse è davvero così anche nella realtà, perchè in tutti i film in cui ha recitato ha sempre quell'espressione falsa, subdola). Meno super invece le recitazioni di Stefano Dionisi (Giacomo), Chiara Caselli (Gloria) e Roberto Accornero (Fausto). Sarei stupito se a qualcuno non piacesse questo film e come sempre con i film argentiani la musica è eccezionale (Simonetti). Il soggetto è stato scritto da Franco Ferrini (uno dei più grandi sceneggiatori italiani di film gialli, assieme a Dardano Sacchetti, che ha collaborato più volte con Dario Argento, scrivendo le storie per i vari Phenomena, Opera, Due occhi diabolici, Trauma, La sindrome di Stendahl, Il cartaio e altri gialli/thriller come Caramelle da uno sconosciuto, Sotto il vestito niente etc.) in collaborazione con lo stesso Dario Argento. Ora io non so chi dei due abbia avuto la geniale idea di leggersi il geniale racconto di Ellery Queen da cui è stata tratta l'ispirazione per la scena chiave che inchioderà l'assassino (il secondo omicidio, quello di Maria Gallo, la madre di Giacomo), l'oggetto che lo tradirà, il suo passo falso, scoperto da Ulisse Moretti prima di morire. Questo è uno dei pochi gialli di Argento, assieme al cartaio, in cui non c'è il trauma scatenante (L'uccello: c'è, Quattro mosche: c'è, Il gatto: c'è e non c'è, Tenebre: c'è, Trauma: c'è, Phenomena: c'è e non c'è, Opera: c'è, Profondo rosso: c'è, Stendahl: c'è), l'assassino è semplicemente uno psicopatico pervertito, che uccide per il gusto di farlo (ma la cosa più tragica è che... leggere sotto per i dettagli). Anche in questo film inoltre, Argento indugia a volte con primi piani di dettagli che possono apparire insignificanti (l'acqua che scorre dal rubinetto in Profondo rosso, le porte scorrevoli sbattute dal vento in Suspiria etc.) nello specifico la bocca e gli occhi della prostituta che parla al telefono. Insomma un film che ho visto e rivisto più volte, che tiene lo spettatore sulla corda fino al twist finale, l'assassino non è facilmente individuabile, altamente raccomandato!
Lorenzo, che soffre di asma allergico sin da bambino (porta sempre con se il suo vero migliore amico, il minispray) compie i due primi delitti a Torino all'età di circa 13 anni (approfittando del fatto che le vittime si fidassero di lui, essendo un bambino, le prendeva di sorpresa)... con la prima donna usa un coltello a serramanico, con la seconda (la madre di Giacomo, il suo amichetto del cuore) un corno inglese. Poi "riprende" all'età di 30 anni, sempre a Torino, compiendo altri 4 delitti (laccio, affogata, sbattuta contro il muro e ascia). In realtà sembra che riprenda la macabra serie della filastrocca, ma durante i 17 anni di assenza da Torino continua comunque a compiere i suoi delitti (sempre seguendo la storia di Vincenzo De Fabritiis) in giro per il mondo (una volta scoperto, si vanta davanti a Giacomo che anche in america conoscevano la filastrocca del fattore), per i collegi in cui lo sbatte il padre (sapendo bene della sua follia omicida e cercando di stargli sempre addosso per sorvegliarlo)... New York, Svizzera, Germania. Ma le vere gemme dei dialoghi sono le intuizioni di Moretti, supportato moralmente e vocalmente dal fido pappagallo Marcello:
"nel 1983 l'assassino colpisce solo in un quartiere...nel 2000 in tutta la città. perchè?" ... "nel 2° omicidio, c'è una vistosa incongruenza rispetto alla filastrocca" ... "la scritta sulla mano del guardamacchine"
ma anche le battute finali di Lorenzo a Giacomo sono stravaganti e diaboliche, esilaranti direi:
"perchè? ma è un gioco... fra te e me... il mio migliore amico, come da bambini, è una cosa eccitante averti vicino, in giro per casa... sono un bambinoo cattivoo!" ... "come? paura io? ahahah quello è stato solo un piccolo diversivo, così nessuno avrebbe sospettato di me" ... "no! non ti avvicinare altrimenti la sgozzo... e sai che non ho problemi con queste cose"
bella e inquietante anche la scena iniziale in cui si nasconde sotto le coperte, prendendo con la mano le sue pillole blu, e canticchiando la sua nenia preferita... o quando scrive con la penna d'oro "sono un bambino cattivo" sul dorso della mano del guardamacchine (come si può incutere paura con pochi semplici ingredienti attraverso degli oggetti apparentemente "banali") Infine, dulcis in fundo, l'unica cosa che non sono riuscito a capire... come abbia fatto Leone, protetto solo dal pupazzo, a schivare un intero caricatore di pistola semiautomatica, soprattutto considerato che Moretti era alto e sparava verso il basso, ok era tutto buio ma da quella distanza era quasi impossibile non prenderlo con almeno un proiettile.