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REVOLUTIONARY ROAD regia di Sam Mendes

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williamdollace     9 / 10  09/03/2009 09:55:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tutto recita in revolutionary road di Sam Mendes, le vene pulsanti di Di Caprio, gli angoli della bocca tremante di Kate Winslet, la sontuosa fotografia di Roger Deakins incendiante immagini magistralmente riflesse in un perdono.
Uno sguardo rapido e rapito alla finestra, una corsa disperata sotto la coltre in chiaroscuro degli alberi o per la strada, una boccata d’aria, una frettolosa presa corporea sopra il ripiano solidissimo della cucina: sono i piccoli gesti quasi insignificanti a determinare le grandi scelte e conseguenze, le conseguenze di un vuoto disperato. Un vuoto attaccato alla vita che sembra troppo o troppo poco. Una letale corrosione di circostanze e ritmo, perché il ricordo non sia rimpianto, perché il vuoto sia “io voglio solo sentire le cose, sentirle veramente”.
L’implosione si trasforma in scatto di nervo parola silenzio lacrima nascosta sguardo perso nella solitudine chiassosa e fumosa della sera, il tradimento è un’occasione distratta o uno sfogo, un eritema del corpo che si ribella allo spazio familiare dettato dai tempi e dalle modalità della con-vivenza, e allora, oltre la fitta nebbia di convenzioni, scintillano le parole del “matto” colui che vede e analizza la verità con insolità lucidità chirurgica, colui che che assiste alla rappresentazione tragica del sogno americano - “abbiamo accettato la stessa identica illusione” – un asciugamano che si macchia di sangue e odio liquefatto in lacrime d’elettroshock .
Il ribaltamento cinemato/grafico finale, con l’ultima inquadratura di Mendes, è il nocciolo di tutta la questione circa la trasposizione cinematografica delle opere letterarie, il cinema che esplode fra le righe, furioso, mai domo, scintillante e anarchico, una stoccata nel petto. In una sola inquadratura Mendes irrompe e sposta l’attenzione: la mercificazione e il fallimento della quiete comunicativa borghese sono cristalline, l’ipocrisia del quieto vivere, il pilota automatico della sopravvivenza sono un male che non riguarda solo i coniugi Wheeler, ma tutti noi.