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SYNECDOCHE, NEW YORK regia di Charlie Kaufman

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david briar     7½ / 10  07/09/2015 01:58:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Charlie Kaufman probabilmente è un genio,uno che ha un cervello speciale,di quelli da cui si potrebbe tirar fuori qualunque cosa,un flusso smisurato e incontrollabile di idee.E difatti il film è uno dei più originali del nuovo millennio,con un'abnorme quantità di spunti,di dettagli,di particolari e di interpretazioni.

E se dovessi fare una lista delle opere che hanno più probabilità di essere ricordate come i capolavori del decennio passato fra una ventina d'anni,senza dubbi questo avrebbe un posto d'onore,anche se per adesso è ancora poco conosciuto.Ritengo che avrà una lunga storia anche perché sarà difficile prescinderne per produrre opere che seguono queste stesse linee guida.Tutta questa premessa per dire che riconosco al film le fattezze del capolavoro,ma mi trovo costretto a criticarne alcuni aspetti e a ridimensionarlo,per una questione di gusto personale,ma anche perché mi sembra che dei difetti,oggettivamente,ci siano.

O meglio,ci sono,essenzialmente,due difetti.Uno che è quello grave, che mi impedisce di dargli il voto massimo,l'altro sarebbe anche trascurabile se non fosse strettamente correlato al primo.
"Synecdoche,new york" è assurdamente e presuntuosamente troppo pieno di elementi,c'è troppo per un solo film.Nella prima ora questo si avverte poco,si ride a crepapelle internamente senza mostrarlo,perché si prova anche pena e disagio per ciò che si vede in scena;e molto sottilmente il Kaufman regista ci fa sentire in colpa per aver deriso le disgrazie altrui.E'praticamente perfetto,in effetti,fino ad un certo punto in cui si arriva al limite.
C'è troppo di tutto,c'è troppa angoscia,ci son troppi personaggi,troppe riflessioni da fare,troppa confusione,è tutto squilibrato,è un delirio assurdo per cui è difficile emozionarsi sinceramente,e alle possibili emozioni non viene dato il tempo di sedimentarsi,perché si passa senza nessuna regola da una scena all'altra.Se avesse avuto la possibilità di girare fino alla fine dei suoi giorni,l'avrebbe fatto come il suo protagonista,crepando sul set.
Appare chiaro che c'era bisogno almeno di un co-regista,qualcuno che limitasse un autore vergognosamente auto-indulgente,così manca compatezza,è troppo disorganico.E non è un problema in se la struttura disorganica,visto che può funzionare alla grandissima,il problema è che in questo determinato caso,e soprattutto quando ci si avvia verso la fine,tende a raffreddare le emozioni,che comunque ci sono,ma inesorabilmente forza.Sembra durare un'eternità,non ce la fai più a seguire quest'angoscioso personaggio reso ancor più deprimente dal perfetto Philip Seymour Hoffman,per i motivi che purtroppo tutti conosciamo.
L'altro difetto,più trascurabile,è la regia,proprio a livello tecnico:non so se qualcuno se ne sia accorto,ma Kaufman come regista non è geniale come lo è da sceneggiatore,seppur ci siano ottimi momenti,ma altre volte è piuttosto accademico,e questo coincide con quel raffreddamento delle emozioni di cui si è già parlato sopra.

In conclusione,penso che una sceneggiatura del genere,con potenzialità galattiche ma anche con derive pericolose,avrebbe dato vita ad un capolavoro più immediato nelle mani di un regista capace di sintetizzarla(magari Spike Jonze,ma ce ne sarebbero altri possibili), sfruttando meglio un cast con attrici notevoli,che qui purtroppo rischiano di essere schiacciate da tutto il resto.
Fatto così,con uno stra abuso di elementi,mi ha lasciato un po' interdetto.Era il film suo per eccellenza,quello che voleva fare,e ne aveva il diritto:non so però se la storia ne abbia effettivamente guadagnato.Resta la consapevolezza di aver visto qualcosa di importante,che forse diverrà fondamentale nella storia del cinema;e resta un senso di depressione che non stimola di certo una seconda visione.Avvolto da cotanta complessità,non so se dirmi irritato o soddisfatto,ma senza dubbio sorpreso dalle idee e deluso da alcune derive che prendono .Resta un enorme punto interrogativo,e il voto non può che essere un compromesso.Forse fra 50 anni qualcuno,vedendo l'esordio di un nuovo autore promettente,dirà:"mi ricorda il capolavoro di Kaufman".Nel caso almeno io l'avevo detto,anche se non sono stato tanto lungimirante da dargli tale titolo dopo averlo visto,"il capolavoro di Kaufman"..