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SYNECDOCHE, NEW YORK regia di Charlie Kaufman

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     8 / 10  30/03/2014 14:49:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Kaufman fa il salto alla regia, troppe volte ha lavorato per altri condividendone il successo, è arrivata l'occasione di mostrarsi autore a 360° senza limiti al suo ingegno intellettualoide. Siamo dinanzi al meta-teatro senza confini, non si capisce dove inizia e finisce, qua una lettura a 'Sei personaggi in cerca d'autore' deve averla fatta, è vero che già ne 'Il ladro di orchidee' si era sbizzarrito (ove peccava di macchinosità nella prima parte) nel portare lo sceneggiatore (la sua proiezione in pratica) ad entrare nella sceneggiatura su cui stava lavorando, infondendogli quelle svolte ed il finale che bramava. Qui è intreccio di realtà e finzione, una delle grandi tematiche pirandelliane, la finzione suggella le normali azioni umane, il rapporto tra vita e forma (tra autenticità e maschera riporta a 'Uno, nessuno e centomila', la frantumazione dell'io), modella e impasta i suoi attori, instilla memoria indotta, crea proiezioni della sua vita annullando in loro il proprio io. Cervellotico davvero tanto, e per questo ricorre in un montaggio che crei il ritmo, sintetizza le normali azioni ma dilata il Caden Cotard intimista, quello che si apre malinconicamente con le sue donne in una frustrante monotonia. La carta vincente è sempre lo script, voglio dire poteva dirigerlo chiunque non è il Kaufman dietro la mdp a fare la differenza, pur incontrando alcuni passaggi macchinosi, i quali sono l'effetto collaterale di una sceneggiatura anarchica, necessari per ottenere il sale della pellicola.
boodi  19/06/2014 18:33:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
volevo sapere se c'è l'orgasmo alla fine della scrittura del commento
Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  19/06/2014 20:45:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
per aver citato Pirandello, uhm... ci sottovalutiamo