metathron 7½ / 10 23/06/2009 16:37:24 » Rispondi Questo terminator è un forte cambiamento di rotta rispetto agli altri 3, che, diciamolo, erano sempre una ricottura della stessa storia: il terminator cattivo indietro nel tempo che cerca di accoppare Connor. È probabile che, grazie all’esperienza maturata nello sviluppo delle sceneggiature più articolate e drammatiche delle decine di serie tv molto innovative di questi ultimi anni, anche i film hollywoodiani inizino a evidenziare un approfondimento delle trame e degli intrecci. Non è più il solito terminator basato sullo stupore degli effetti speciali, quasi fini a sé stessi attorno a cui gira la storia (il terminator liquido metamorfico del secondo episodio ne è un evidente esempio). La trama ha una sua struttura drammatica e gli effetti speciali, cui probabilmente iniziamo ad essere assuefatti, servono la narrazione. Questa linea narrativa con un maggior spessore simbolico drammatico è iniziata (insisto nel ricordarlo) con matrix, che oltre ad aver fortemente innovato le tecniche del set virtuale degli effetti speciali, ha avuto il coraggio di rappresentare anche un fortissimo impianto filosofico-teologico.
Da un punto di vista prettamente drammatico la trama ruota ancora una volta attorno al doppio del personaggio. C’è Connor ma soprattutto Marcus come sua contro immagine. Il film è bipolare: l’attenzione è all’intreccio delle storie di questi due personaggi che si legano insieme. Uno è l’uomo completo (Connor) l’altro il suo gemello uomo-macchina (Marcus) dotato di un cuore inserito in una struttura meccanica. Il solito tema del viaggio nel tempo qui assume la connotazione di una schiacciante necessità. È necessario salvare Rees e permettergli di andare indietro nel tempo per generare Connor. Il film è percorso da un’idea precisa di destino. Il destino è una necessità da eseguire, ha una connotazione fortemente fatalista: deve e può essere solo in un modo. Non ci sono alternative. In questa idea di destino-karma non ha nessun ruolo la libertà umana. Il destino è un già scritto che va eseguito alla lettera. È un vero e proprio meccanismo operativo che va fatto funzionare. Nella tradizione spirituale sul karma questa è una delle due posizioni. Quella che vede il destino solo come l’esecuzione meccanica di una serie di istruzioni (un vero e proprio algoritmo). In realtà un’altra parte della tradizione del karma lo vede come un impulso aperto alla libertà dell’uomo. È una necessità aperta, una specie di linea guida che può realizzarsi in modi infiniti e tramite situazioni e persone svariate, a seconda delle decisioni e delle azioni che intraprendono. È un sistema dinamico e organico. Questo aspetto del destino, come realtà che tiene conto della libertà dell’io umano, non compare in questo film. Che sviluppa invece l’idea del destino come necessità algorotmica-meccanica da eseguire alla lettera.
Solo Marcus con la sua decisione ibrida, alla fine, non serve ciecamente il programma esecutivo delle macchine, si strappa il chip che lo programma ad eseguirlo, e sceglie di aiutare Connor. In questo Marcus rappresenta in modo più preciso la natura umana. Con questa sua duplicità: dopo l’esecuzione meccanica inconsapevole di una serie di ordini programmati sceglie di aiutare Connor (pur sempre a mantenere in piedi la linea di destino temporale) e arriva fino a dargli il proprio cuore, in un vero e proprio sacrificio, completamente libero. Perchè vuole rimediare al male che ha compiuto nella propria prima vita.
È interessante notare che secondo un autore del ‘900 la storia dell’umanità sarebbe caratterizzata da due grandi orizzonti drammatici. Il primo sarebbe rappresentato dal tema della caduta dal paradiso terrestre, e porterebbe allo sviluppo della libertà. Che avrebbe raggiunto una sufficiente maturazione alla fine dell’Ottocento . In questo si inquadra la donna che salva Markus per amore, ricalca l’archetipo della donna che tradisce per amore e permette all’altro di portare amore, scardinando l’impianto di necessità con l’imprevedibilità della libertà. Il secondo sarebbe rappresentato dall’impianto drammatico del Faust di Goethe, dove l’uomo vende la propria anima per avere potere meccanico sulla natura (nel dramma mi sembra per trasformare il deserto in una verde landa-città). In questo starebbe l’indicazione che nei prossimi 3000 anni di evoluzione il tema principale sarà il confronto col potere macchina. Con la sfida dell’umanizzazione della macchina, della sua spiritualizzazione nell’amore.
E sembra incredibile ma il tema di terminator è proprio questo. In questo episodio più precisamente abbiamo non più solo uno skynet nemico totale, macchina inarrestabile e disumana, ma una figura ibrida (Marcus) che rappresenta precisamente il tema dell’umanizzazione della macchina.
Tenderei a vedere questo film come un’immaginazione artistica, con molti spunti immaginativi sul tema dell’umanizzazione della macchina.
spockino 25/06/2009 19:45:47 » Rispondi sono d' accordo, ottima analisi, e poi i continui paragoni con i primi due, hanno proprio rotto le scatole....per me e' un ottimo film...e finalmente si vede un t 800 in tutta la sua bellezza e cattiveria....GRANDE FILM... e un grazie anche a Stan Winston, indimenticabile creatore dei terminator...
metathron 26/06/2009 00:03:56 » Rispondi sì anche a me è sembrato un buon film (ero indeciso per un bell'8 :-), diciamo che innesca una serie di riflessioni se uno vuole....
Rand 01/07/2009 11:58:55 » Rispondi Ottimo commento ,il film nonostante Mcg è molto buono, basta riferirsi a T2 era del 1991, sono cambiate molte cose!
Dick 09/07/2009 16:46:58 » Rispondi Non il meglio a quanto leggo. XD Comunque riguardo la trama:
perchè le macchine se hanno Reese non lo uccidono e chiudono la questione? Mah!
Detto che comunque il fatto che Reese sia il padre di Connor l' ho smepre trovata una scelta debole del film dell' 84 visto il pochisismo tempo in uci lui e Sarah stanno insieme. E poi per lui lei è più che altro una figura mitizzata? Che centra andarci? Mah!