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THE MILLIONAIRE regia di Danny Boyle

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ughetto     7 / 10  21/12/2008 18:14:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lo schema della fiaba è trasversale: esso è presente sia nella cultura che nella lettreatura occiedentale, sia in quella orientale. La struttura è elementare, e proprio qui risiede la sua forza. Un protagonista, positivo, viene messo difronte ad una serie di scelte che non hanno una soluzione graduabile: la decisione va effettuata fra due o più possibilità predefinite. Dietro ad ogni scelta si cela una conseguenza morale; inoltre è dalla presenza di determinati valori nell'anima dell'eroe che scaturisce, in ultima analisi, il suo successo. Ad esso si contrappone l'antagonista che, si badi, il più delle volte non è cattivo, ma ha il compito di illustrare quello che succede facendo le scelte opposte a quelle dell'eroe.
Trovo che l'aver colto ed evocato l'analogia fra la struttura della fiaba e la struttura di un gioco come "who wants to be a millionare", sia geniale. Ecco che i momenti del gioco diventano i capitoli che scandiscono la struttura di una fiaba moderna, che scende nel profondo delle ragioni e delle contraddzioni di un popolo e del protagonista che lo rappresenta.
Per questo non condivido il disappunto per il finale che ho percepito nei commenti precedenti: esso è la logica conseguenza del tipo narrativo che si è usato, e del messaggio che si è deciso di dare. Ho avuto il sospetto che gli spettatori si aspettassero una sorta di analisi socio economica dell'India; se così fosse, date le premesse, cioè la prima parte del film, il finale avrebbe dovuto necessariamente essere diverso. Il fatto che l'autore abbia avuto l'intuizione di innestare una fiaba in un contesto reale, non deve distogliere l'attenzione dal fatto che fiaba rimane, e come tale segue le regole del suo genere.
Quello che mi ha addolorato è invece la perdita di controllo sul mezzo tecnico che spinge Boyle a fare scelte stilistiche sempre più banali via via che passa il tempo; tutto sommato trovo che il film dopo la metà si avvolga su se stesso concettualmente certo, con le troppe sbavature sul "romanzo criminale" indiano, ma anche esteticamente. Peccato perchè credo che la scena inziale della fuga sia una delle migliori prove di regia di sempre e l'alternanza interno/esterno, un'intuizione geniale.
Comunque, nonostante il crollo, riamane un'opera godibile che tiene la tensione fino all'ultimo minuto. Probabilmente è anche un'opera in cui il ruolo dell'autore, più che dal regista è stato svolto da un board di produttori. per i seguenti motivi: 1. per l'appartenenza ad una sinergia holliwood- bollywood, dove storicamente la produzione è centro propulsivo. 2 perchè questo spiegherebbe alcune incoerenze interne. 3. perchè è poco probabile che Boyle da solo sia stato in grado di fare scelte così intelligenti.