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THE WRESTLER regia di Darren Aronofsky

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jack_torrence     7 / 10  25/01/2011 14:14:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tanto è stato detto e scritto sulla superba interpretazione di Rourke (negli extra, è possibile apprezzare quanto sin da subito il film sia stato visto come un film di Rourke almeno quanto di Aronofsky, constatando che alla premiazione a Venezia l'attore salì sul palco insieme al regista, anzi invitato da quest'ultimo a precederlo).

E' un film fatto di carne.
La carne dei lottatori di wrestler? Non solo. E nemmeno solo quella venduta al supermercato (una simbologia sin troppo esplicita del declino). C'è anche la carne esibita da Marisa Tomei spogliarellista.
Vite disgraziate, in cui il corpo diventa risorsa quasi alimentare da vendere o esibire per sopravvivere, degradato o maciullato.
E' l'aspetto più interessante del film: il parallelismo tra i wrestlers e le spogliarelliste termina dove comincia, perché subito iniziano le differenze.
E si tratta della differenza classica tra la sensibilità maschile e quella femminile.
Lui, non può vivere senza il ring. Non può vivere senza la spettacolarizzazione esibita dell'aggressività maschile più grottesca (ci ha provato, ma non è solo colpa della figlia, se non riesce a reinstaurare un rapporto con lei. E alla fine la Tomei lo intima a lasciare il ring, spaventata con sincero affetto per il suo cuore. Lui sta sul ring. Lei prima si commuove a sentire le sue parole, piange per lui, poi - si vede - è demoralizzata. Non è possibile condannarlo; il film ce lo fa capire intimamente questo personaggio, è la sua forza. D'altra parte ce ne addita impietosamente i limiti, i difetti umani).

Lei. Se ne è parlato meno. Per una donna, esibire il corpo si sa cosa significa. La pista dello strip bar è puro degrado: non corrisponde al ring.
Una donna percepisce diversamente il rapporto tra l'artificio e l'autenticità nelle cose che fanno vivere.
Il personaggio interpretato dalla Tomei è versatile e assai drammatico, vibrante e affascinante soprattutto in quei momenti di tentennamento in bilico fra prenderlo o abbandonarlo, quell'uomo. La consapevolezza di lei è ben evidente: anche se lui vorrebbe immaginarsi compagno attento ad altro che al corpo di lei sinuoso, lei è una madre: se ne potrà fare carico uno che ha dimenticato la propria figlia?
C'è un abisso fra i due, fra l'uomo e la donna.
E questo wrestler che tanto ci fa pietà, è anzitutto bisognoso di qualcuno che si prenda cura di lui. La donna sarebbe anche disposta, alla fine, persino consapevole che non avrà in cambio altrettanto.
Ma le sirene del gioco per lui sono più forti.
In fondo il wrestler è - come molti uomini adulti - ancora un bambino. Come quei bambini che si vedono, nel film, affascinati da questi mostruosi giganti che si malmenano.