Silly 9 / 10 22/07/2009 12:45:58 » Rispondi Premetto che non sono una fan di Mickey Rourke, né tantomeno di questo acrobatico e bizzarro sport. Devo ammettere che, partendo leggermente sfiduciosa, il film in questione mi ha sorpreso. The Ram e Rourke hanno talmente tante cose in comune che spesso ti viene da pensare: ma la storia è un'autobiografia condivisa? Si sa che Rourke oltre ad aver avuto la sua strepitosa carriera da attore, ha praticato sport di lotta, per cui immaginarsi The wrestler come una biografia della sua vita non è poi così assurdo. E' la storia di un uomo disperato che, giunto inesorabilmente al declino fisico e psicologico, diventa suo malgrado la caricatura di se stesso. La metodologia di allenamento, di preparazione fisica ed estetica, all'età ormai non più da giovanotto, lo rendono bersaglio di crtitiche, di sfottò, di compassione. E anche di disprezzo,
sentimento provato dalla figlia abbandonata, combattuto per un po' grazie alla speranza di ritrovare un uomo migliore.
Ma Randy è quello che è, ovvero The Ram. Mi ha commosso, lo ammetto, l'interpretazione di Rourke. E' vero che la parte gli è stata cucita addosso, ma è altrattanto vero che parliamo di un attore che negli ultimi anni non ha combinato nulla da ricordare. Un attore fenomeno negli anni 80, distrutto in quelli successivi. Io ho un debole per i reietti, per le mele marce, per le pecore nere. Provo soddisfazione quando risalgono in superficie. Per me Rourke (ripeto, nonostante non sia tra i miei attori preferiti) in questo film non solo è risalito, ma l'ha messa brutalmente nel c.u.l.o a chi sosteneva fosse l'ennesimo buco nell'acqua. Aronofsky gli ha dato una possibilità, ha creduto in lui. Spero che Rourke gli sia eternamente grato e che torni presto con un'altra straordinaria interpretazione. Il finale me l'aspettavo, non poteva essere altrimenti. Veramente bellissima (molto più di un tempo) Marisa Tomei.