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ROCKY IV regia di Sylvester Stallone

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outcast     8 / 10  21/01/2015 22:46:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Meno superficiale di quello che sembra, con i suoi messaggi semplici e decifrabili da qualsiasi individuo, a prescindere dalla classe di appartenenza. Stallone porta la guerra fredda nel mondo del pugilato e del suo personaggio più celebre. Nel film, Apollo rappresenta tutti i peggiori difetti dell'america anni '80: egoista, edonista ma incapace di accettare il declino della sua carriera di pugile e vivere serenamente con la sua famiglia, beandosi dei traguardi personali ottenuti in precedenza. Dipendente dal successo fine a se stesso e privo di qualsiasi scopo ultimo, un guerriero yuppie, un maschio alfa che si rifiuta di invecchiare. Viene perciò inevitabilmente sconfitto da Drago, soldatino devoto privo di personalità, una macchina da guerra, prodotto di un regime totalitario che mira solo a sfoggiarlo per dimostrare la sua presunta superiorità nei confronti del nemico davanti a tutto al mondo. E poi c'è Rocky, l'incarnazione del sogno americano più puro, l'uomo umile che ha superato mille ostacoli e alla fine ce l'ha fatta. Guidato da principi giusti e ideali di amore e amicizia, vive la sua vita senza ormai più nutrire particolari ambizioni circondato dai suoi cari, a differenza dell'amico. Dopo l'ingiusta morte di quest'ultimo in Rocky si risveglia però lo spirito guerriero di cui parlavano, e che in lui si era sopito. Ma la motivazione è completamente diversa; per lui la sfida con Drago è a questo punto un obbligo morale, anche se questo significa mettere in gioco la propria vita e volare in russia. E' qui significativo (e paradossale) il parallelo dei 2 allenamenti, con Rocky a contatto con la natura che utilizza una strumentazione rudimentale, Drago in una palestra ultra moderna circondato da scienziati e macchinari all'avanguardia, ambiente più adatto ad una cavia da laboratorio che ad un essere umano. E' qui rappresentato il dualismo uomo / macchina, ideali semplici e genuini contro imposizioni artificiali (quindi assenza di ideali). Nello scontro finale tra i due è presente lo schema classico dell'eroe inizialmente in grave difficoltà, che sopporta dolore rialzandosi ad ogni colpo subito, e pian piano riesce a portarsi in una situazione di parità. La svolta avviene però nella pausa che precede l'ultimo round; Drago viene rimproverato in quanto l'unica vittoria possibile è quella schiacciante che umilia l'avversario, e la commovente perseveranza di Rocky contro un destino che sembrava già scritto e che ha portato gli spettatori a schierarsi con lui non può essere tollerata. A questo punto Drago getta finalmente la maschera; dopo aver afferrato per il collo e scaraventato via il suo manager, afferma di combattere solo per se stesso (N.B. come fece Apollo), non per la nazione, decretando di fatto la sua sconfitta e, simbolicamente, quella di uno dei principi fondamentali e fondanti del comunismo. Nel discorso finale Rocky ammette prima i suoi stessi errori, dicendo di essere inizialmente guidato in parte dalla vendetta e dall'odio; gli stessi sentimenti
provati anche dal pubblico sovietico nei suoi confronti, essendo lui il simbolo di una nazione che era stato educato a odiare. Ma come è avvenuto durante l'incontro il cambiamento è sempre possibile; una speranza di pace tra i due popoli, quindi. Manda infine un semplice messaggio d'amore per suo figlio. Del resto la famiglia è l'unico contesto in cui ad oggi gli uomini hanno dimostrato di riuscire a mettere in pratica principi di comunione e condivisione. Chissà; forse se e quando un giorno la razza umana arriverà a creare la società superiore che sognava Marx, Rocky verrà riconosciuto come uno dei suoi traghettatori, solo in largo anticipo sui tempi