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THE FALL regia di Tarsem Singh

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edo88     9½ / 10  23/04/2009 13:51:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Di film visionari se ne vedono pochi.
Di film visionari in grado di dare anche forti emozioni e basati su una storia interessante e ben sviluppata ancora meno. Siamo sull'ordine delle rarità. E The Fall è una di queste perle.

Sin dall'inizio della pellicola capisci che non sei davanti al solito prodotto commerciale che si vuole far notare. Tarsem propone scene in bianco e nero di grande eleganza capaci di catturare i tuoi occhi e la tua mente senza l'uso di mirabolanti espedienti registici. Lui sa che quello che deve fare è raccontare una storia che parli da sola nel corso del film e non che venga raccontata attraverso inquadrature ricercate.
Il lavoro del regista è semplicemente perfetto: elegante, appunto, deciso ma invisibile allo stesso tempo. Lo si nota nel corso di tutta la pellicola, soprattutto nei momenti di alternanza tra il reale e l'immaginato, gestiti magnificamente e veramente naturali.
La storia di fondo del film (ambientato all'inizio del XX secolo) è l'amicizia tra una bambina (Alexandria) e uno stuntman (Roy), entrambi in cura presso un ospedale dopo una caduta (da qui il titolo); da un lato abbiamo la piccola, esordiente Catinca Untaro, dall'altro il poco conosciuto ma assai efficace Lee Pace (e spero di vederli entrambi in futuro ancora come protagonisti). Tra i due personaggi è subito scintilla e anche lo spettatore non può rimanere indifferente davanti a un rapporto così schietto e vero, delicato e curioso ma che, come è impossibile non notare dagli occhi del protagonista, nasconde qualcosa di tragico. Il merito di tutto ciò va sì alla caratterizzazione dei personaggi, molto solida, ma soprattutto ai due attori, bravissimi e completamente in parte (e la cosa stupisce per una bambina di 5 anni circa), tanto che diresti che la loro conoscenza non si ferma alla pellicola ma va oltre. Il loro rapporto è infatti ciò che più mi ha commosso del film.
Tutto ciò bilancia il minore coinvolgimento emotivo che si ha per la storia fittizia, il racconto d'avventura inventato da Roy per intrattenere Alexandria, che vede come protagonisti personaggi decisamente stravaganti che è evidente (e voluto) che si fermino a quella rappresentazione e non escano dai confini della storia immaginata; ogni tanto infatti spunta il lato caricaturale di loro stessi (vedi Charles Darwin), ma momenti poetici e più drammatici non mancano. La loro storia è proprio l'elemento visionario del film e ci regala immagini sublimi e incantevoli, costruite anche grazie a paesaggi d'ogni genere (soprattutto indiani) sfruttati al meglio. I fantastici colori della fotografia rendono tutto molto suggestivo (vedi scena dell'elefante in acqua) e sempre volutamente patinato (trattandosi di una storia creata dai due personaggi reali, viene dunque mostrata come questi due se la immaginano).
Infine, la riflessione sul suicidio che si riscontra in entrambi i mondi - reale e immaginario - è ciò che dà anima al film.
Il finale è assolutamente perfetto e - mi sento di dire in completa ignoranza - Truffaultiano.

Imperdibile, incantevole, indimenticabile.

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