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ROCKY regia di John G. Avildsen

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JOKER1926     7 / 10  05/01/2012 03:18:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' stato capostipite di un certo tipo di far Cinema, o almeno, ha dato l'input a confezionare film su uno sport veemente e ultra agonistico, stiamo parlando della Boxe, stiamo parlando di "Rocky".

Rocky Balboa, lo stallone italiano, è un pugile dilettante che, a primo impatto, dà l'impressione di essere un bullo energumeno, il suo "lavoro" nemmeno è rispettabile. Lo stallone Rocky infatti lavora per un usuraio, la violenza e l'arroganza verbale, alle volte persino fisica, devono irrimediabilmente appartenere a chi si prende la briga di intraprendere certi lavoretti.
A Filadelfia Rocky si affanna nel cercare di trovare la propria "anima gemella", la cerca (e la trova) nella sorella di un suo disperato amico, è Adriana.
La regia di John G. Avildsen riesce a proporre una sceneggiatura di ottima fattura e più che addensarsi sul ring cerca, in modo volenteroso, di dipingere a meglio le personalità dei vari personaggi. Qui si va dal grosso Rocky Balboa al mister. Tutti nel film hanno una funzione e brillano di luce propria, essi rappresentano un quadro melodrammatico e dì formidabile rivalsa sociale.
"Rocky" mostra una vera storia, storia che trasvola dal ring per emozionare e per mettere, a destra e a sinistra, un sentimento e una forza di propulsione e di adrenalina facilmente carpibile da chi segue il film col cuore.
Il finale poi è l'estrema esaltazione di una pellicola di grande impatto. Il combattimento sul ring gasa il pubblico. Brava e perspicace la regia a donare, sul più bello, un epilogo che si sdoppia nella duplice funzione di drammaticità e clamore. Il tutto in una scacchiera che si divide in un sistema astrale/boreale, da una parte la vittoria dall' altra la sconfitta. Qui, a questo punto, si toccano diverse concezioni, Rocky ha già vinto il suo match...
John G. Avildsen vince anche lui la sfida mettendo su un grosso lavoro tecnico che va da una grande colonna sonora ad una selezione del cast di assoluto apprezzamento. Sylvester Stallone è in un formidabile stato.
Sarebbe troppo, alla fine, cercare di sradicare dei nei al lavoro del 1976, il tutto, come detto, o perlomeno fatto capire, gira per il meglio; forse il ritmo non è altissimo ma, nella fattispecie, non è giusto parlare di pecca.
"Rocky" rimane dentro lo spettatore, una storia amara in cui il concetto di "vittoria" svolge cariche psicologiche e concettuali.