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SOLAMENTE NERO regia di Antonio Bido

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JOKER1926     7½ / 10  01/10/2014 02:33:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un caso colmo di curiosità, nella storia del genere thriller che spopolava in Italia negli anni passati, è legato alla figura di Antonio Bido.
Di questo regista rammentiamo ai nostri giorni soltanto due produzioni, "Solamente nero" è la seconda e ultima, siamo nel 1978.
Il rammarico qui abbonda, ahimè. La regia in considerazione per stile si avvicinò terribilmente a quello magnifico di Argento. Imbattendosi con la produzione di Antonio Bido la mente rievoca, subito, qualcosa di Dario Argento, ci sono le scenografie e soprattutto gli arrangiamenti musicali di ottima fattura, sulla scia melodica , spettacolare e tipica, dei Goblin.

"Solamente nero" poi si costruisce su una storia di sicuro coinvolgimento; la regia italiana nel frangente riesce, senza troppe difficoltà, a mostrare un intreccio degno dei migliori film del genere italiano. Il tutto è sorretto da una sceneggiatura abile che lascia ben poco campo ad eventuali critiche.
Insomma si ripropongono dinamiche già viste con "Il gatto dagli occhi di Giada" (1977), ma come successe in precedenza, la lavorazione di "Solamente nero" è portato avanti con caparbietà. Non si registrano forzature madornali e Bido riesce, più di una volta, a nascondere i segreti delle uccisioni e quindi l'identità del killer sarà per tutta la proiezione stretta nel nome di un enigmaticità oscura.

Di norma, secondo noi, lo spettatore quando si appresta a vedere un thriller più che a dannarsi l'anima per scoprire il killer dovrebbe godersi la cosa, insomma dovrebbe affidarsi al regista e quindi vedere la scena e l'intreccio inteso nel senso di totalità.
Comunque se il nostro consiglio non sarà seguito rimane assolutamente improbabile venire a capo della faccenda, nella circostanza, la regia risulta essere impeccabile e a suo modo originale.

"Solamente nero" mantiene per tutta la sua durata un interesse vivo e un ritmo incalzante; non viene meno praticamente nulla; tensione e palpitazioni si alternano senza dilemmi, con costanza. Da ricordare, ulteriormente, almeno un paio di sequenze azzardate (alcune di carattere religioso) ove l'etica è messa da parte, regia audace. Non smette di salire in cattedra Bido che attraverso un gioco di inquadrature non banali edifica maggiormente l'alone già avviato alla corte della paura e del mistero.
Gli omicidi sono ben congeniati e l'acme di una violenza rara è raggiunto nell'omicidio del camino. Gli amanti di questa estrazione cinematografica (thriller e giallo) faranno fatica a trovare qualcosa di più cruento e degente.
Convince poi un bellissimo finale, ovviamente fatale per la spiegazione dei fatti, ove lo spettatore assiste ad una chiusura filmica macabra e cinica. L'ultima scena si attacca direttamente ai titoli di coda con una musica tosta e perfettamente intonata alle pretese e alle contestualità del prodotto.

L'editoriale

La rabbia del critico del Cinema al cospetto di Antonio Bido diventa pesante, accecata.
Tanti registi di dubbia fama, di non accertata bravura, hanno lavorato per anni seguendo e scopiazzando gli esempi del thriller dettati da Argento; Bido ha iniziato un percorso ma ha registrato un inopportuno stop.
Non entriamo nel merito, non conosciamo le storie personali che vanno al di la di ogni cosa, ma artisticamente parlando produzioni cinematografiche come "Solamente nero" e "Il gatto dagli occhi di Giada" chiedevano, spiritualmente, un continuum.
Ecco, questo è uno dei grandi rammarichi che il conoscitore del thriller porterà con sé. Se avesse continuato Bido, ad oggi, parleremmo di una regia ai livelli di quelle più rinomate in Italia. Storia e confezione tecnica al servizio di un qualcosa visto poche volte. Troppe poche volte…