Dom Cobb 9 / 10 08/09/2015 17:20:59 » Rispondi James T. Kirk, giovane scapigliato e ribelle, spinto dalle insistenze del ferreo capitano Pike, accetta di entrare nella flotta stellare della Federazione come cadetto: tre anni dopo, il suo battesimo di fuoco giungerà sotto forma di Nero, un romulano impazzito che, incolpando la Federazione dei suoi dolori, ha deciso di distruggere ogni pianeta che ne fa parte... Ci volevano trent'anni, numerosi cambi di gestione e la mano di un esordiente appassionato fino alla morte come J. J. Abrams per tirare fuori, finalmente oserei dire, la serie cinematografica di Star Trek dal limbo della qualità televisiva per portarla a livelli tali da considerarla degna di essere proiettata sul grande schermo. E tutto questo ci voleva perché dei personaggi per me sempre incolori e non interessanti finalmente brillassero di personalità ben definite e, soprattutto, umane. Perché questo undicesimo film, bizzarra sorta di reboot che veramente reboot non è, è tutto questo e molto di più. Fin da prima che parta la prima inquadratura, mentre si osservano i loghi di apertura sulle meravigliose musiche di Michael Giacchino, si respira un'aria molto diversa da quella dei film precedenti: più fresca, più nuova, più pregna di energia che mai. Il prologo che ne segue è una netta dichiarazione di intenti di come il film andrà ad essere: nei toni, che mescolano divinamente introspezione, drammaticità ed esilarante commedia,
Kirk costantemente iniettato di vaccini è un autentico gioiello di genialità per come fa ridere mandando allo stesso tempo avanti la trama.
nello stile registico, caratterizzato da un reparto tecnico che include effetti speciali estremamente fotorealistici, una bellissima fotografia e scenografie molto "pulite", da un ritmo mantenuto sempre elevato da fluidi e veloci movimenti di camera anche nelle scene di dialogo, dinamiche e adrenaliniche scene d'azione, e dai soliti, per alcuni fastidiosi, lense flares. E nei contenuti, che nonostante tutti i tecnicismi, le peripezie, i mondi e i mostri presenti nel corso di queste due ore, riguardando sempre i due protagonisti e il loro sviluppo sia individuale che reciproco. Grazie a tutti questi accorgimenti, il film si scrolla di dosso di tutti i problemi che avevano gravato la serie cinematografica fin dal suo inizio; a questo si aggiungono altri due aspetti. Innanzitutto, una sceneggiatura che riesce in modo brillante non solo a reimmaginare l'universo e i personaggi di Gene Roddenberry senza tirare in ballo la continuità con i film precedenti,
L'idea è che il trasporto indietro nel tempo del cattivo abbia modificato la sequenza degli eventi fin dalla nascita di Kirk, creando una specie di realtà alternativa, in cui sì, questi personaggi esistono, ma i rapporti che li legano e le circostanze del loro incontro (semmai dovesse avvenire) sono totalmente diversi. Certo, gli spettatori più attenti non faticheranno a trovare le solite critiche per come l'aspetto del viaggio nel tempo viene affrontato, ma a me importa poco.
ma riesce anche e soprattutto a rendere i personaggi stessi tutto ciò che, per me, non sono mai stati: reali, concreti, umani. La spavalderia di Kirk, il tormento interiore di Spock, sono tutti aspetti capaci di arricchire i personaggi di sfumature che li rendono uno più memorabile dell'altro.
Da ricordare il giovane russo Pavel che, nel rivolgersi al computer, entra in difficoltà a causa del suo stesso, esagerato e divertentissimo, accento.
C'è da dire, però, che un simile miracolo non sarebbe stato possibile senza un cast a dir poco ispirato, con Chris Pine a capo di un gruppo di attori tutti in grado di rendere propri i ruoli interpretati, donando loro la scintilla necessaria a portarli al livello successivo. Fra essi, si distingue un Eric Bana irriconoscibile e insolitamente maligno, stupendamente doppiato da Adriano Giannini, che riesce a lasciare un'impressione duratura nonostante il non troppo tempo dedicatogli e uno scontro finale che, forse, non è così pari in intensità ad altri momenti venuti in precedenza.
Però devo dire che il personaggio in sé è venato di una malinconia che emerge, forse in modo un po' prepotente, alla fine, quando affronta la propria morte scegliendo di farsi risucchiare dal buco nero.
In definitiva, con questo Star Trek, Abrams ha creato uno dei migliori prodotti di fantascienza dell'ultimo decennio, un film che resta un piacere da guardare anche dopo la millesima volta, sempre divertente e pieno di energia come pochi film, ormai, riescono ad essere.