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NESSUNA VERITA' regia di Ridley Scott

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6½ / 10  03/12/2008 20:09:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh, da un punto di vista puramente tecnico, "Nessuna verità" è superlativo, uno dei film di Scott meglio girati in assoluto (memorabili certe panoramiche esterne, come le riprese dall'alto) e in un certo senso il film ha un respiro grandioso, anche nel tangibile sentore soffocante di un clima di tensioni e orrori quotidiani.
Meno artificioso di Munich, ma meno coraggioso di Syriana, meno vigoroso di "Un anno vissuto pericolosamente" (chissà perchè mi ha ricordato questo vecchio film di Weir), ma ideologicamente ambiguo quanto e più dell'ultimo di K. Bigelow, "Nessuna verità" è un film troppo sicuro di dire cose importanti (che tutto ormai conoscono del resto) ma ancorato a una linea "difensiva" degna della tradizione hollywoodiana (o repubblicana?).
Ottimo nella sua meschinità il personaggio di Crowe, meno bolso del solito nonostante i chili di troppo, bravo ma spocchiosetto Di Caprio, dal cui personaggio infastidisce quella strana linea "liberal" in lotta perenne contro il suo operato e le sue complicità/responsabilità.
Il punto è proprio questo: non nascondiamoci dietro le linee nemiche (vs. Black hawk dawn da qualcuno difeso a oltranza perchè è sciovinista sì ma dimostra l'atrocità della guerra etc. etc.) perchè il film sembra, più o meno velatamente, dimostrare che anche se la guerra in Iraq fu una cosa sbagliata ci "poteva anche essere", almeno seguendo la filosofia di Crowe nel film ("Nessuno è innocente").
E magari per prevenire fastidiose accuse di razzismo verso il mondo arabo, ecco un'indigesta/equivoca love-story tra la bella (bellissima) giordana e lo yankee Ferris, innocente/colpevole, un po' assassino e un po' no, ma dal cuore tenero... il qualunquismo del film è disarmante, e risaputo (sui rapporti ambigui tra Cia e organizzazioni terroristiche si è già detto tutto).
Ah dimenticavo, Ferris parla perfettamente arabo mangia i kebab e dice ipocritamente di "voler vivere in Giordania o in Iraq", terra di bombe occidentali o xioniste (le mine umane).
Piuttosto ambiguo proprio l'apologo finale, questi arabi che strabuzzano gli occhi e sono tanto tanto cattivi da diventare involontariamente comici, e il nostro eroe che pretende di esprimere il suo dissenso (legittimo? capirai per uno che parla arabo) verso la cattiva interpretazione del Corano...

Questi, in definitiva, i limiti che inficiano il risultato di uno dei film visivamente più belli della stagione, ma con la difficoltà di comunicare l'anima e il corpo attraverso e "oltre" le (belle) immagini