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DISTRETTO 13: LE BRIGATE DELLA MORTE regia di John Carpenter

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Invia una mail all'autore del commento Zazzauser     7½ / 10  03/05/2011 08:55:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"I was born out of time"

Il secondo film di John Carpenter - dopo il piccolo gioiello del 1974 "Dark Star", la sua tesi di laurea - è decisamente già un distinto prodotto: ispirato da "Un dollaro d'onore" di Hawks (l'eroe del regista) e "La notte dei morti viventi" di Romero, Carpenter mette in scena un teso western metropolitano ambientato in una Los Angeles permeata di una criminalità che sembra la personificazione del Male (l'agghiacciante scena dell'omicidio della bambina rimarrà alla storia). Incredibile come le varie limitazioni pratiche imposte dalla produzione - un budget di soli centomila dollari e poco tempo a disposizione per girare -, che lo avevano pensato come film d'exploitation, vengano abilmente superate con una messinscena ottimamente realizzata ed una vicenda costruita per incollare lo spettatore alla poltrona, e come alcune evidenti leggerezze di sceneggiatura/costruzione delle scene (la "vendetta" del padre su tutte) e la non brillante recitazione degli attori vengano compensate dalla capacità dello script di delineare i profili dei personaggi. Ethan Bishop è l'eroe, l'integerrimo poliziotto di colore, disposto a sacrificare la propria vita pur di proteggere l'incolumità altrui (un personaggio secondo me ereditato dall'ispettore Tibbs di Sidney Poitier), Napoleone Wilson (che col procedere della pellicola ne diverrà il vero fulcro) è l'antieroe, un delinquente condannato alla pena capitale, un uomo dal passato misterioso, un gentiluomo, intelligente ed arguto; e fra due characters apparentemente così diversi (la giustizia e il crimine) si svilupperà una particolare forma di empatia che li vedrà lottare fianco a fianco contro il nemico comune. Bello anche il personaggio di Leigh, una femmina alfa dotata di fascino e freddezza al tempo stesso.
Il tema di un nemico invisibile, nascosto e subdolo (elemento che verrà poi ripreso in un capolavoro come "La Cosa") emerge con prepotenza nella caratterizzazione della gang che prende d'assedio il distretto, una massa indistinguibile, senza volto, senza parola, senza paura, senza il senso del dolore, votata all'odio e al sangue secondo inquietanti riti pagani, e dotata quasi di poteri ultraterreni come quello di comparire e scomparire a suo piacimento.
Lontano dal capolavoro, con un finale troppo sbrigativo, ma diretto con maestria e pieno di citazioni fatte per essere ricordate, è il primo deciso passo di Carpenter verso una carriera che lo consacrerà come un cineasta cult (3 anni dopo dirigerà il suo primo vero grande film, Halloween)

"In my situation, days are like women - each one's so damn precious, but they all end up leaving you."