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RITORNO A BRIDESHEAD regia di Julian Jarrold

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6 / 10  07/12/2011 23:35:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nè Goode nè Winshaw riescono a rendere credibili i loro personaggi, quindi invito gli appassionati a ricercare lo sceneggiato inglese che, oltretutto, vantava un cast superlativo (da John Gielgud a Claire Bloom da John Mills a Laurence Olivier, etc.). Il romanzo di Vaugh può sembrare oggi formalmente ingessato e irritante, ma era è sempre stato molto molto di più. Attraverso una storia d'amore e d'amicizia con forte venature omoerotiche (ma l'eros è una complicità di sguardi e di identità) si stabiliva la corriva "ultima spiaggia" di un'alta borghesia distrutta al suo interno dal suo stesso rigore educativo-sociale. In questo caso, il personaggio interpretato splendidamente da Emma Thompson (D.io, un vero sogno vederla recitare) è emblematico. Una madre sbagliata pennellata con un'insolita (o moralista?) umanità.
Il film invero è estetizzante oltre ogni misura, e diventa insopportabile proprio verso l'epilogo (l'incontro in transatlantico fra Charles e Julia è, giuro, roba da impulsi omicidi nei confronti del regista).
Tuttavia, qualcosa nel complesso funziona. La finezza letteraria del romanzo è resa discretamente, e qualche esterno (il bacio strappato mentre si specchiano i volti nei canali di Venezia) girato molto bene.
Alla fine, la licealità del regista sembra provare una specie di compiaciuto moralismo nella "redenzione" di personaggi che avrebbero vissuto meglio la loro vita proprio nel cosiddetto (benedetto?) peccato.
Vaugh asseriva che la classe dominante finiva schiacciata dal peso del loro stesso prestigio, ma al tempo stesso metteva in guardia da presunti (o ambigui, lui sì) comprimari che ne potevano minare le stesse basi.
Ed è questa strana ambiguità a perseguire ed enfatizzarsi in un film elegante, ma stretto tra due fonti diverse (quella rivoluzionaria e quella conservatrice) di pensiero