fra81fra 10 / 10 13/07/2008 01:37:25 » Rispondi "Apocalypse Now" è uno dei migliori film di guerra mai realizzati e allo stesso tempo non è un film di guerra. Sulla spina dorsale del "Cuore di Tenebra" di Conrad, che offre a Coppola il motivo del fiume dantesco e l'archetipo dell'Orrore, il regista inietta carne e sangue fatte di riflessioni Nietzschiane sulla guerra e sugli uomini che combattono. La vena caustica e scomoda di Milius si sente prepotentemente nella sceneggiatura, e nello sguardo pregno di ammirazione che viene tributato a Kurz. Ma lungi dall'essere un'ode alla guerra, l'opera ne è invece una critica feroce, in cui i guerrieri diventano strumenti del potere, cui per salvare la propria dignità non rimane altro che ergersi a SuperUomini affermando la propria Volontà. Ed il culmine dell'espressione della Volontà di Kurz sta nel suo addio, quando è ormai succube dell'Orrore di cui si è cibato, per poter sopravvivere e Vincere. L'espressività surreale con cui tutti gli attori recitano, in particolar modo Kurz e Kilgor, li tramuta in simboli, in iconografie di Uomini che hanno perso la propria umanità per guadagnarsi una santità perversa, ciononostante carismatica e affascinante.
Le riflessioni politiche all'interno del film, pur collocate nel contesto del Vietnam, hanno la pretesa, a ragione, di rappresentare tutte le guerre, dominate tutte e ciascuna dall'Orrore (vedi spoiler). Superfluo dire come l'aria che si respira durante tutta l'opera è carica di tale sentore di putrescenza, che coinvolge tutto e tutti, quell'Orrore in cui Kurz si immerge nei suoi ultimi istanti di vita, da cui non viene liberato, da cui tutta l'umanità, anche dopo la sua morte, non può venir liberata.
a questo proposito, si veda l'incontro con i francesi, in cui avviene una sorta di "passaggio di testimone" tra sconfitti: gli americani sembrano guardare in uno specchio che proietta decadenza, putredine, illusione di una possibile vittoria e allo stesso tempo acquisita consapevolezza della sconfitta
Da ultimo, una notazione preziosa all'interno del film: tra i libri di Kurz c'è "The Golden Bough" di Frazer: opera cardine di antropologia culturale che introduce il tema del "dio morente" e del ruolo del Re nelle civilità arcaiche come Capro Espiatorio nei momenti di crisi della società. Piccola chicca che introduce alla grandiosa sequenza del sacrificio del bue/kurz da parte del suo stesso popolo/commilitone.