laconico 7 / 10 08/04/2009 01:13:02 » Rispondi Non me la sento di stroncare questo film perché l'ho trovato ben fatto e, pur non discostandosi dai clichés del genere, riesce a creare la giusta suspence. Qualcuno dirà che i colpi ad effetto possono essere un po' prevedibili... ma la realizzazione conserva il giusto grado di thrilling. Buona la colonna sonora, l'ambientazione passa spesso repentinamente dai bianchi di ambienti ospedalieri e burocratici alle tinte scure di case lugubri e sotterranei ombrosi, non senza evidenziare una certa sapiente disinvoltura registica. Purtroppo si registra la solita compiaciuta tendenza ad accentuare l'efferatezza di alcune scene, questa tendenza morbosa disturba un po' perché a tratti gratuita. Nonostante ciò mi sento di rubricare questa pellicola come thriller in piena regola più che horror. Gli elementi psico(pato)logici sono ben collocati e, finalmente, attribuiscono un senso plausibile ad uno dei luoghi comuni più abusati (e fastidiosi) dei films del genere.
Mi riferisco al fatto che è consuetudine, in questo genere di films, assistere al classico scontro tra persecutore e perseguitato, solitamente collocato nel finale del film. A seguito di un serrato vis-à-vis, lo scontro arriva inevitabilmente al punto in cui il perseguitato (il buono) riesce a prevalere sul persecutore (il cattivo), a disarmarlo e a divincolarsi dalla sua morsa. Qui, contrariamente a qualsiasi regola di buonsenso, il perseguitato anziché finire con un colpo risolutivo l'inerme persecutore e salvarsi così la vita, tenta una fuga goffa che sarà interrotta dal persecutore nel frattempo rimessosi in piedi più inferocito che mai. Mi sono sempre chiesto perché, in tali frangenti, il buono evitasse di infierire magari spezzando le gambe al cattivo mentre è tramortito, assicurandosi così la fine dell'incubo anziché lasciare che questi riprenda la minaccia. Questo film non fa eccezione ma... finalmente un barlume di chiarezza in questo comportamento incongruo: il protagonista (il perseguitato) ha assistito inerte alla morte del fratello e dice espressamente che non vuol più vedere qualcuno morire davanti ai suoi occhi... ecco perché, alla fine, cerca ancora di salvare la sua aguzzina. Un trauma infantile non risolto gli impedisce di uccidere qualcuno perché il suo senso di colpa gli suggerisce di essere responsabile della morte del fratello. Così si spiega, qui con assoluta plausibilità psicologica, il comportamento del perseguitato.
Insomma, un buon film per chi ama il genere... molto meglio di tanti mediocri prodotti sfornati dal mercato occidentale e orientale.