Enzo001 7 / 10 14/05/2008 13:14:38 » Rispondi "Fuga da Los Angeles" è un sequel, un remake (vedi continui parallelismi), ma anche e soprattutto un film diverso. Carpenter imbastisce volutamente un b-movie, amalgamando il tutto con un pizzico del kitsch estremo di "Grosso guaio a Chinatown". Una pellicola ricca di allegorie, che amplifica il messaggio metaforico già accennato nel precedente "Fuga da New York". Gli attacchi al mondo Hollywoodiano e, più in generale, a quella società che si appresta all'autodistruzione e al conseguente "spegnimento", sono molteplici ed evidenti. L'impatto visivo (vedi spoiler) si dimostra essere elevatissimo, il divertimento in compagnia del sempre in ottima forma Kurt Russell assicurato. Da riscoprire e rivalutare.
Fa sempre un certo effetto vedere il viale wilderiano "del successo e della decadenza" completamente distrutto. Il cinema è morto con il decadimento dei valori morali ed artistici che avrebbero dovuto caratterizzarlo. Quella di Carpenter è una società malata, divorata dal consumismo, dall'individualismo (vedi la scena del campo di basket) e dal capitalismo più sfrenato. Ogni situazione o personaggio tratteggiato dal maestro rimanda, quindi, ad un preciso concetto o riflessione (vedi ad esempio "setta dei deformi hollywoodiani")