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IL CURIOSO CASO DI BENJAMIN BUTTON regia di David Fincher

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stica     7 / 10  25/01/2009 14:10:18 » Rispondi
Visto in lingua originale.
Film impeccabile per quanto riguarda regia, fotografia, recitazione a cui bisogna aggiungere gli eccellenti aspetti tecnici: trucco, costumi, effetti speciali e in generale le ricostruzioni storiche.
Un capolavoro, si direbbe, e sono sicuro che anche qui su Filmscoop otterrà una media molto più alta del mio voto.

Nel film si parla di amore, di morte, di perdono, ma il tema principale è la vita. Nel suo complesso: la vita di Benjamin Button viene narrata per intero, in ogni singolo dettaglio e ricordo, ma il problema è proprio questo: per quanto sia una vita "curiosa" per non dire assurda, quella di una persona che ringiovanisce nel fisico con il passare degli anni, ciò che passa sullo schermo è pur sempre la semplice storia di una vita. Che cosa lascia questa narrazione, alla fine? Non molto, come sono poche le emozioni che suscita durante il suo svolgimento.
Benjamin Button è un anti-Gump, come ha dichiarato lo stesso sceneggiatore Roth, prendendo le distanze dal suo precedente lavoro Forrest Gump: certo, entrambi i film mostrano lo svolgimento di una intera vita, ma almeno quella di Gulp può essere definita eroica, per quanto il protagonista ne sia completamente ignaro, come ignaro si infila di continuo nei libri di storia. Benjamin Button, per dire, non conosce neppure il proibizionismo, prendendosi le prime sbornie al bar in pieno anni '20.

Forse avrei preferito Spike Jonze (inizialmente la regia doveva andare a lui) che già in Essere John Malkovich e Il Ladro di Orchidee aveva mostrato esistenze normali, fatte di piccoli incidenti e avvenimenti fortuiti, condite magari da una eccezionalità (come è entrare nella testa della gente attraverso un buco nel muro o invecchiare ringiovanendo), riuscendo molto bene nelle prove. Da Fincher, un regista che ha costruito la propria carriera su scelte stilistiche che si discostano dai cliché, mi sarei aspettato molto di più, ma invece di osare ha preferito confezionare un prodotto che strizzasse l'occhio all'Oscar... Di Fincher si riconosce la mano solo nel "se solo le cose fossero andate diveramente" nell'episodio della Blanchett a Parigi.

Un lavoro davvero ben fatto, ripeto, impeccabile, ma in cui manca il punctum di cui parlava Barthes.