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MAX PAYNE regia di John Moore

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Mauro@Lanari     8 / 10  18/01/2021 07:14:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il dolore supremo
Ci sono delle difficoltà nel categorizzare "Max Payne", e questo fors'è il suo miglior pregio. Sprofondato nell'acqua gelata o in analoghe situazioni borderline, il detective protagonista si sente dire che non è ancora giunt'il suo tempo ed è costretto a risvegliarsi, a riprendere coscienza e conoscenza. Mentr'in film come "The Mothman Prophecies" (2002) ciò sarebbe suonato come una benedizione, qui invece è la maledizione più tremenda. Payne non cerca alcuna vendetta, giusto chi lo ha sconfessato come revenge movie giustizialista (tipo a es. "The Punisher", 2004, o "Era mio padre", 2002), lui cerca la propria morte che però gli viene negata, posticipata, dilazionata: "Ricordi quando eri bambino e trattenevi il fiato attraversando il cimitero? Lascia stare quell'uomo." Morto dentro, ma impossibilitato a morire anch'organicamente, a conformar'il somatico allo psichico, condannato a vivere e sopravvivere. Vegeta nel reparto Cold Case, "Casi irrisolti", cercando di risolvere il proprio, e fallirà. L'uccisione del cattivo di turno, dagli SWAT corrotti a Lupino e B.B., non termina nemmeno dop'i titoli di coda: l'AD dell'Aesir Corporation ancora gironzola in limousine lucrando in Borsa coi suoi illeciti affari a scopo bellico. È uno degl'innumerevoli motivi per cui Max non può fidarsi di nessuno: i militari gli sono contro, gl'è contro il suo presunto migliore amico, stringe un'alleanza con una killer, il suo ex compagno d'indagine viene ammazzato mentre scopre l'indizio decisivo, l'agente degl'Affari Interni è impotente ad aiutarlo poiché gli sfugge il bandolo della matassa. Il sole che sorge nell'epilogo è il segno della Sconfitta, l'esistenza l'obblig'a proseguire manco fosse immortale.
Il cast è pessimo sia per selezione che per recitazione, il primo è Wahlberg che non ha i requisiti per un ruolo che richiedev'aspetti d'agilità che non possiede. Si sono proposte le alternative d'un Willis o di Reeves: Il primo avrebb'apportato al personaggio un'ironia ch'a Payne non s'addice, il secondo ha scelt'una parte simile in "Costantine" (2005), e non credo potesse fare altrimenti: una filmografia inter'a recitare figure messianiche, Buddha compreso e poi, prima del dittico finale di "Matrix" (2003), la figlia nasce morta e la sua ragazza rest'uccisa in un incidente stradale nel 2001. La catàbasi coll'intento di ricongiungersi ai propri affetti è un tòpos che risale a Orfeo ed Euridice, ha una dignità acquisita dai tempi della mitologia greca, non dalle pur ragguardevoli recenti graphic novel o dai videogame. Viceversa credo che, per il regista Moore e il soggettista Thorne, il Payne da console sia stato soprattutto d'impiccio e d'impaccio, un ingombro da cui liberarsi a ogni costo: indimenticabile la fotografia livida, scolorita e sovraesposta, tuttavia noir e hard boiled troppo legati agli stereotipi dello sparatutto vendicativo e al bullet-time. Invece il film us'al meglio il ralenti per i fiocchi di neve che sembrano voler avvolgere e raffreddare ogn'azione ed emozione, e mirabolante il groviglio di generi stratificati e contaminati: la droga provoc'allucinazioni (quelle "perverse" di Lyne, 1990) o vision'incomprensibili come le figure alate della tradizione norrena, le Valchirie (qualcosa sul genere de "Il tocco del male", 1998, o di "Giorni contati", 1999)? Il bello è che la pellicola non fornisce alcuna interpretazione, non costringe a nessuna semiosi coatta. Il caos è il caos e l'inspiegato resta tale, molto nello stile del succitato memorabile film di Pellington. La sequenza conclusiva del trailer (https://www.youtube.com/watch?v=8UppYl3On9I) rend'in modo cinematograficamente perfetto quest'ambiguità irrisolta: una carrellata pass'attraverso ll muro dell'edificio, diaframma esistenzial'e cognitivo con da un lato un approccio scientistico alla realtà, dall'altro una prospettiva paranormale. Mentre, al contrario, ripenso a quel testo freudiano del '23, quand'il Viennese tentò di tutto pur di ricondurre le visioni demoniache d'un pittore al già compreso e decifrabile (https://www.pep-web.org/document.php?id=se.019.0067a).

Mauro Lanari
Mauro@Lanari  15/03/2021 00:30:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un punto di troppo: l'angelologia in senso letterale non rientra più fra i miei interessi.