Someone 6 / 10 07/09/2013 16:23:15 » Rispondi Da 'non fan' di Argento cercherò di essere il più obiettivo possibile nella valutazione di questo film.
Pellicola a mio avviso sopravvalutata e neanche così imprescindibile per la storia del giallo all'italiana. Non come si vorrebbe far credere.
Già nel primo film Argento ci presenta potenzialità e difetti del suo modo di fare cinema. Potenzialità che, dopo la metà degli anni ottanta, andranno completamente scemando, a favore di un imperante non-sense e ad una incoerenza narrativa senza pari.
Nei PRO che ho trovato in quest'opera elencherei: -discreta fotografia -discreta colonna sonora -atmosfere estranianti e quasi metafisiche in alcuni momenti 'di paura', prerogativa e marchio di fabbrica di Dario Argento, diamogliene atto
Nei CONTRO elencherei invece: -storia poco credibile (la spiegazione finale fa un po' acqua) -varie forzature di sceneggiatura pur di arrivare al dunque -stile registico noiosetto, che si 'risveglia' soltanto nei momenti di tensione, che a dirla tutta sono pochi e non poi così d'effetto
Per certi versi ispiratore del successivo Profondo rosso, se non altro per delle trovate tipo
-testimone che assiste all'omicidio (in questo caso al ferimento) -testimone che ha degli evidenti vuoti di memoria fotografica riguardo il momento del crimine -testimone che si improvvisa detective e che risolve la situazione ancor prima della Polizia -assassino che, entrato in casa della vittima, la minaccia da dietro la porta, con la voce camuffata
In definitiva, nell'insieme direi 'film guardabile', senza urlare però al miracolo.
Sarò buono, non infierirò col voto perchè è un film che ha i suoi anni e probabilmente visto all'epoca in cui uscì al cinema era un signor film.
Tutta la storia riguardo il quadro e la parte in cui lo scrittore/detective va a parlare con il pittore nella cascina isolata in campagna mi ha fatto tornare in mente 'La casa dalle finestre che ridono'. Credo che Avati si sia parzialmente ispirato a questo film.