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LA SINDROME DI STENDHAL regia di Dario Argento

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DitaAppiccicose     6 / 10  11/08/2016 21:32:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Già da alcuni anni e da almeno due film la vena artistica di Dario Argento sembrava avviarsi verso il prosciugamento: "Opera" e "Trauma" avevano mostrato dei difetti che nei precedenti lavori di Argento o non c'erano o c'erano in misura lieve.
A partire da "La sindrome di Stendhal" per Argento inizia una caduta verticale ( con appena qualche cenno di ripresa per "Non ho sonno" ) a causa della quale sembrerà che i film firmati da lui siano invece realizzati da altri.
Non c'è più, a partire da qui, quella visione "altra" che il regista aveva dimostrato di avere nelle sue opere migliori, quel "terzo occhio" che gli aveva permesso di "vedere" cose, oggetti, persone, situazioni normali in una maniera che normale non era, tanto da essere apprezzato per questo praticamente in tutto il mondo.
A partire da qui non ci sarà più niente di tutto questo e Dario Argento diventerà un regista normale, a volte capace di realizzare lavori comunque dignitosi ( tipo questo ), altre volte - la maggior parte - scivolando nell'indecenza.
"La sindrome di Stendhal" alla prima visione non mi era piaciuto, ma rivedendolo non mi è sembrato da buttare. Lo salvano una storia interessante e l'interpretazione del killer ( e poco altro: anche l'unico vero grande attore presente, Paolo Bonacelli, pare un po' sottotono... ); per contro c'è una recitazione media piuttosto scadente ( Asia, ovviamente, ma pure il collega poliziotto... ), poca tensione, una soluzione dell'enigma ( che vero enigma non è ) scontata.
L'interpretazione di una Asia Argento ventenne nei panni di un agente speciale, poi, è ridicola... Il film però nel complesso non è inferiore a tanti altri gialli italiani: soffre, come soffriranno tutti i successivi film di Argento, il paragone con l'ormai ingombrante passato del regista.