caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

MIRACOLO A SANT’ANNA regia di Spike Lee

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
amterme63     7 / 10  11/10/2008 00:08:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E’ un film in cui si cerca soprattutto di affermare certe idee e principi, principalmente quelli del diritto/dovere da parte dell’etnia di colore degli Stati Uniti di far parte integrante della vita sociale e morale di quella nazione; il grande valore che ha la spiritualità nella vita di ogni singolo uomo; la constatazione che il bene e il male sono diffusi in egual misura in ogni gruppo di persone. Quello che preme a Spike Lee è dimostrare queste tesi e per questo nel film passano in secondo piano veridicità e esattezza storica, come pure la plausibilità delle sceneggiatura. La storia soffre perciò di tanti difetti, ingenuità e incongruenze che tanti prima di me hanno fatto notare. I personaggi sembrano fatti apposta per rappresentare qualcosa, più che essere persone in sé.
Quello che riscatta il film è il fatto che dietro tutte queste forzature ci sono emozioni, sentimenti, situazioni molto intense, molto vere. A ciò si aggiunge un’ottima recitazione da parte di tutti gli attori, una buona fotografia e alcune scene chiave che lasciano il segno e che non si scordano, anche se ogni tanto (soprattutto nell’artificioso finale) si ricorre alla lacrima facile. Comunque, il modo “vero” con cui vivono i personaggi e l’ottima resa visiva e emotiva della guerra bastano per uscire soddisfatti dal cinema e portare con sé qualcosa in più che prima non avevamo.
Il perno intorno a cui gira il film è l’insensatezza del pregiudizio razziale in USA. Nel film le persone di etnia nera dimostrano di essere più attaccate ai valori fondanti americani dei bianchi stessi. Combattono e muoiono da eroi, nonostante la propaganda disfattista dei tedeschi e il disprezzo dei commilitoni bianchi. I neri poi sono più attaccati a Dio degli altri (grande onore per un americano). Addirittura c’è il capo della pattuglia dei neri (il protagonista) che riprende un soldato perché non ha un comportamento “retto”, crede solo in valori materialistici e ha un atteggiamento sfiduciato e fatalista nei confronti della società del suo paese. Il protagonista fa da portavoce delle idee di Spike Lee che vorrebbe spronare i neri a credere nella nazione in cui vivono e addirittura a portarne avanti i valori che i bianchi stanno lasciando andare in decadenza.
Gli screzi e le divisioni interne a ogni gruppo fanno capire che non è facile e semplice far affermare idee come quella della tolleranza o della libertà. A tale scopo sono stati introdotti personaggi cattivi nella parte buona e personaggi buoni nella parte cattiva. Fra gli americani c’è il capo-plotone bianco che manda allo sbaraglio i suoi soldati neri e li tratta con disprezzo. Fra i partigiani italiani introduce la figura del traditore che non fa certo onore alla categoria e quindi capisco benissimo le rimostranze di molti commentatori. Inventare qualcosa del genere non fa certo pubblicità a una categoria fin troppo messa a processo negli ultimi tempi in maniera pretestuosa.
Qualcosa che accomuna tutti i personaggi è però la stanchezza e il ripudio della guerra. Certo, si sente il dovere di prendere le armi e difendere quello in cui uno crede, ma che strazio, che distruzioni, che carneficine. No, la guerra è un’esperienza da non ripetere, da non augurare, da non vivere mai più. Su questo non ci piove.
Devo dire, da Toscano, che la parte dedicata ai civili è fatta molto bene. La Lucchesia è sempre stata una zona molto religiosa; le superstizioni, le credenze fantastiche e le leggende erano molto diffuse e la gente ci credeva. Anche il modo di fare della gente, un misto fra il gioviale, il solidale, l’ironico e lo strafottente, è quello normale di tutti i giorni. Devo ammettere che qui Spike Lee è stato molto bravo.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  13/10/2008 19:58:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Eppure sui quotidiani veneti si leggono pareri discordi: qualche ottantenne o giu' di lì dice che il film non dice la verità, perchè non c'era alcun informatore/traditore tra i partigiani... tu che ne pensi?
amterme63  14/10/2008 08:37:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In effetti Spike Lee l'ha fatta un po' grossa immaginando il massacro di Sant'Anna prodotto da un tradimento partigiano. Ti immagini le polemiche negli USA se qualche cineasta immaginasse che la strage dell'11 settembre 2001 fosse stata causata dal tradimento di un cittadino Americano! Nessuno ci proverebbe nemmeno a immaginarlo. Spike Lee l'ha fatto un po' alla leggera, ma a parte questa forzatura ha azzeccato l'atmosfera e lo stato d'animo generale delle gente in quel periodo. Infatti se pensi al film di Rossellini, Paisà, vedi anche lì la scarsa voglia di festeggiare degli Italiani, le divisioni e i grandi problemi che rimangono e che nemmeno adesso sono stati risolti. La parte che descrive i paesani di Colognora è stranamente ben riuscita (a parte la Bella a caccia di avventure amorose). Comunque Paisà rimane un modello insuperato.
gerardo  16/10/2008 12:47:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
I partigiani non sono una categoria. Le categorie lasciamole al calcio.