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IL GATTO A NOVE CODE regia di Dario Argento

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Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade     8½ / 10  31/12/2006 15:53:03 » Rispondi
C'era una volta un enigmista che assieme a un giornalista decise di sapere perché certa gente muore così enigmista e giornalista finirono anche loro sulla lista"

Spinto dal successo del precedente capolavoro "L'uccello dalle piume di cristallo", Argento compie un ulteriore passo verso il suo stile personalissimo e irriconducibile a qualsiasi corrente culturale.
E' proprio in questo film che assistiamo alla prima soggettiva dell'assassino, mi sembra addirittura la prima nella storia del cinema, e l'insistente occhio che guarda e uccide sarà ripetuto e copiato in tutto il mondo.
Ma chi vede muore e qui il regista si diverte a creare un associazione tra il non-vedere e il vivere; chi decide di non parlare garantisce la propria pelle, ma chi non vede riesce sicuramente a vivere. Lo stesso tema sarà ripreso in Suspiria, dove atmosfere del tutto horror colpiscono chi ha il coraggio di guardare il male negli occhi.
"Il gatto a nove code" è un film molto scuro, le atmosfere cupe caratterizzano interni ed esterni; alcune scene sono troppo in penombra e rischiano di rendere troppo evidente una generica lentezza.
La scena del cimitero , pur essendo molto amata, non mi ha mai colpito per l'indugio con cui il regista rappresenta l'oscurità. Un oscurità insistita anche nel finale che forse meritava un po' di lavoro in più.
In complesso però pur essendo un giallo di genere, e pur scontando qualche piccolo errore nella sceneggiatura, il film si fa vedere con molto interesse e tra i gialli a struttura è uno dei migliori per logica narrativa, fotografia e originalità.
Da vedere.