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MARTYRS regia di Pascal Laugier

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Spotify     7½ / 10  12/10/2017 05:07:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il commento contiene spoiler!

Ebbene, rieccoci qua. Rieccoci con un film destabilizzante, realistico e crudele fino all'inverosimile. Si, penso che l'aggettivo crudele sia il più idoneo per "Martyrs", in quanto siamo di fronte ad una pellicola che ti porta in un vortice di orrore e perverisione, che raramente si vedono all'interno di un film. Ma attenzione, non abbiamo a che fare con uno "splatterone" tipo "Hostel" o uno dei tanti seguiti di "Saw", ma piuttosto abbiamo davanti un'opera dove la violenza si mischia alla filosofia. E ciò che esce fuori da questa unione, è una brutalità, una volta tanto, non fine a se stessa. E sta proprio qui il nocciolo della questione, ovvero che, essendo una violenza con un senso, è dieci volte peggiore e disturbante di quella che possiamo trovare in uno dei tanti splatter/slasher contemporanei. Martyrs, attraverso le sue immagini così crude, è capace di farti provare un'angoscia indescrivibile, lo spettatore si sente quasi il protagonista stesso della pellicola e più essa procede, più l'astante non riesce a trovare una via d'uscita, scivolando sempre più in un vortice di oscurità e follia.
La trama vede protagoniste due ragazze, Anna e Lucie. Ad inizio film, Lucie irrompe in una casa con un fucile e trucida coloro che c'erano all'interno, ovvero una famiglia composta da padre, madre e i loro due figli. Il movente del gesto è che, quando Lucie era una bambina, venne seviziata da questi individui proprio in quella casa, in un sotterraneo. Un giorno poi riuscì a liberarsi e a fuggire. Anna, la quale in realtà crede che Lucie si sia inventata tutto (le due si sono conosciute in un centro di recupero da piccole), viene avvertita dall'amica e si precipita alla casa dove la giovane ha compiuto la strage. Oltretutto Lucie è anche perseguitata dalla visione del fantasma di una ragazzina, la quale, era anch'essa prigioniera insieme a lei, ma che non fu salvata quando la giovane si liberò. In seguito alla morte di questa bambina, il suo spirito tormenta Lucie da anni e anni, costringendo la giovane ad infliggersi lesioni e ferite.
Dopo svariate ore dall'accaduto, Anna e Lucie si trovano ancora nel luogo dell'omicidio. Lucie ormai da evidenti segni di squilibrio e sembra aver perso il contatto con la realtà. Alla fine la ragazza si suicida. Anna a questo punto, scopre la verità ed è costretta a ricredersi sul conto dell'amica. Infatti la giovane, casualmente, scopre il sotterraneo della casa con strane ed inquietanti foto appese nel corridoio. In seguito scopre anche un'altra ragazza, prigioniera li da non si sa quanto, con una specie di maschera di ferro che le copre gli occhi. Anna cerca di aiutarla, ma dopo un po' irrompono in casa alcuni individui che uccidono la ragazza priogioniera e spiegano ad Anna chi sono veramente. Queste persone rappresentano un'organizzazione segreta, la quale, attraverso svariate torture inflitte alla gente che rapisce, crea dei veri e propri martiri, allo scopo di portarli uno stato tale da intravedere cosa c'è dopo la morte. E le vittime preferite del sadico esperimento sono le giovani donne. E Anna è la prossima.
Pascal Laugier attraverso un plot, secondo me, molto originale, tratta diversi temi, alcuni dei quali piuttosto complessi, come ad esempio quello su cosa c'è oltre la morte ed, la paura della morte stessa. Perché, se ci pensiamo bene, nella pellicola, l'organinazzione di sadici e composta da persone anziane, quindi prossime al decesso. E allora queste, per paura di cosa puoi esserci nell'aldilà, fanno questi tremendi esperimenti, i quali si scopriranno essere 17 in tutto, su persone innocenti. Quindi, se proprio vogliamo vedere le cose sotto una prospettiva più oggettiva, anche i vecchi di questa "associazione" sono prigionieri di un pensiero, quello della morte, che li consuma, li logora.
Altra tematica trattata da Laugier è appunto quella del martirio. Al riguardo, mi son fatto un'opinione puramente personale.
Il director sembra voler dire che il sacrificio del martire è inutile, in quanto il martire stesso, prima di tutto prova sulla propria pelle indicibili sofferenze e, infine, muore in maniera atroce per una causa fasulla. In rapporto a tutto questo, il regista ci mostra anche, come, putroppo, ancora al giorno d'oggi, i futuri martiri sono sempre alla mercé di gente senza scrupoli, la quale effettua, come nel film, folli esperimenti per sapere ciò che non si deve conoscere.
Altro tema che Laugier epsone nella propria opera, e che si sposa benissimo con gli altri temi, è la violenza sulle donne. In "Martyrs", tutte le vittime sono giovani ragazze, perché sono più fragili, più insicure. Ed attraverso le violenze che subiscono Lucie prima e Anna poi, Laugier mette in scena una dolorosa realtà, ovvero che nella vita quotidiana, ragazze e persino bambine subiscono abusi e sevizie, solo perché loro sono femmine.
La regia, dal punto di vista più tecnico, è fantastica, oserei dire quasi perfetta.
Le due protagoniste sono caratterizzate benissimo. Anna e Lucie sono due ragazze forti, determinate e producono nello spettatore stima nei loro confronti ed anche empatia. Il personaggio di Lucie in particolare, benché costruito su alcuni cliché, prende subito lo spettatore, il quale oltretutto, resta esterefatto per la violenza (sacrosanta) che sfodera la giovane in diversi frangenti della pellcola. Altra cosa dei due personaggi che colpisce molto, è il loro realismo. Le azioni, i comportamenti, i dialoghi della coppia di ragazze sembrano tremendamente veritieri.
D'altronde, è l'intero film ad essere colmo di un pragmatismo sconcertante. Prima di tutto ciò è dovuto, oltre che alle già citate caratterizzazioni iper-realistiche dei soggetti principali, da un'atmosfera davvero opprimente. L'astante viene pervaso da un'angoscia terribile, sembra che si è protagonisti di un incubo. Ogni minuto che passa, l'aura diventa sempre più tetra, non c'è mai un attimo di tregua, colui che si ritrova a visionare la pellicola, precipita in un vortice di oscurità dal quale non c'è via d'uscita.
Altro elemento estremamente realistico, è la location. Si, perché, a differenza di molti horror, l'ambientazione è una semplice casa come molte altre. Ma Laugier è bravissimo a renderla, in quell'ora e mezza, il posto peggiore del mondo. Una semplice abitazione di periferia, diventa l'inferno in terra con angoli bui, strani rumori, spettri malefici ed un sotterraneo da brividi. E tutto questo si realizza mentre all'esterno, tutto è tranquillo, tutto tace.
Laugier poi, valorizza così bene la casa, che per 90 minuti non ci si annoia di trovarsi sotto gli occhi, sempre la stessa location.­­­­
La tensione è palpitante: abbiamo alcuni jumpscare veramente bastardi. Ma la cosa che più crea suspance è l'evovelrsi stesso degli eventi. Lo spettatore ne rimane talmente destabilizzato durante lo svolgersi della storia, che ha paura di quello che potrebbe vedere nelle scene successive. Infine, c'è anche l'atmosfera cupa della quale ho scritto prima, che contribuisce a creare questo clima permanente di suspance.
Ottima poi la commistione di generi. Laugier dimostra di saper maneggiare in maniera sapiente l'horror, dando allo stesso tempo un personalissimo tocco. Benché azzardata, è riuscitissima l'idea di mischiare ghost story e horror filosofico. Ho apprezzato molto il fatto che il regista ha dato solo una relativa importanza allo spettro, il quale non ruba affatto la scena ma è un dettaglio in più che si stanzia perfettamente nel contesto. Per di più il mostro, è davvero realizzato bene, raramente in un film di paura ho visto un fantasma così impressionante.
C'è anche spazio per il drammatico, genere che prende il sopravvento specie nella seconda parte. Dopo la violenza senza confini della prima ora, gli ultimi 30 minuti sono caratterizzati sempre da sequenze violente, ma al contempo tristissime, anche a causa del malinconico tema musicale. E questa è un ulteriore botta nei confronti dello spettatore, il quale ormai è disorientato, intimorito da ciò che sta vedendo.
Il gore è tanto, tantissimo, ma, è usato in maniera intelligente. Infatti, non c'è lo splatter, ma piuttosto una violenza fatta di pugni, schiaffi, calci e percosse, oltre che psicologica. Budella fuoriuscite o arti strappati, non li vediamo mai. E' la brutalità che fa da padrona a "Martyrs".
E le sequenze più dure, per quanto siano pesanti da digerire, non si possono non ammirare, perché sono girate troppo bene. Il regista cerca con tutti i suoi mezzi e le sue forze di farti essere li nella pellicola, e, fidatevi, ci riesce.
Alcune inquadrature sono sensazionali, di un impatto visivo pazzesco.
Il ritmo vola, la storia è strutturata benissimo con colpi di scena a go-go, sangue, fantasmi, strani individui e chi più ne ha più ne metta. Ed il tutto è dosato alla perfezione ed incastrato altrettanto nell'impianto narrativo, il quale è veramente impeccabile.
Il finale, beh, cosa dire sul finale. Epilogo più disturbante non poteva esserci. A questo punto l'astante, già moribondo, subisce il colpo del KO. E' una fine cattivissima e tristissima allo stesso modo, ideale per concludere il film.
La fotografia contribuisce in maniera notevole a creare la forte angoscia di cui parlavo prima. Le tinte sono sporche, tendenti al nero mentre l'illuminazione è bassissima, cosa che favorisce numerosi ed efficaci giochi di ombre.
La scenografia è molto suggestiva nella sua semplicità. Si tratta nient'altro che di una casa. Laugier ci fa esplorare gli angoli più remoti dell'abitazione, creando una messa in scena incredibile, senza tralasciar alcun dettaglio di tutto ciò che sta intorno.
La colonna sonora è alquanto bizzarra. Si tratta infatti di un tema musicale dolcissimo, il quale viene utilizzato nelle sequenze più violente. Giusto per elevare ancora di più il livello di malattia.
Fantastico il montaggio, serratissimo e frenetico. L'astante, senza neanche accorgersene, viene travolto da una scarica impazzita di sangue e violenza.
Le due attrici protagoniste sono molto brave, oltre che gnocche clamorose. Myléne Jampanoi è molto realistica. Una recitazione fortissima, drammatica e intensa. Il dolore che l'interprete prova, lo trasmette allo spettatore, causando una potente empatia. Ottime le espressioni come ottima l'esplicazione dei dialoghi.
Morjana Alaoui è forse ancora più brava della Jampanoi. E ciò accade specialmente nella seconda parte della pellicola, dove l'attrice riesce a far provare allo spettatore, tutta la sofferenza che lei patisce. Gli ultimi 10 minuti poi, sono assolutamente sconcertanti. Alcune espressioni della Alaoui non si dimenticano tanto facilemente per quanto sono disturbanti.
La sceneggiatura presenta forse alcuni tratti un po'monotoni, specie nella prima parte, ma, nonostante questo, la considero riuscita in quanto c'è un gran senso della narrazione, c'è un filo logico e i colpi di scena sono prima di tutto, letteramente spiazzati, e poi sono sempre inseriti al momento giusto.
Magari i dialoghi sono l'elemento veramente più sottotono. Spesso sono sempliciotti e scontati, manca una certa carica.

Conclusione: in definitiva, che altro dire di "Martyrs"? Sinceramente, poco. Guardatelo, amanti dell'horror e non, perché è un'opera che ha una forza incredibile, è come un carro armato che ti passa sopra, e tu non puoi far niente per evitarlo. Sarete traumatizzati e allo stesso tempo estasiati dall'ultra-violenza poetica che Laugier ci spara in faccia. Buona visione.