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PIOGGIA DI RICORDI regia di Isao Takahata

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Peanuts02     9 / 10  22/05/2018 23:26:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho visto questo film qualche settimana fa, per commemorare il Maestro Takahata che purtroppo ci ha lasciati questo 5 aprile.
Allora, assieme a La storia della principessa splendente, si tratta del solo film dello Studio Ghibli a godere di un 100% su Rotten Tomatoes, sbaragliando persino La città incantata.
E a cosa è dovuta questa accoglienza positiva all'unanime?
Il film non ha pretese. Vuole mostrarci un frammento di vita al quale si collegano più episodi, e farci entrare in sintonia con questa giovane donna di nome Taeko. Punto, non serve aggiungere altro.
Si tratta di un film troppo naif e semplicista? Naif forse, e di certo non per il comparto tecnico che è tra i più belli dello studio, ma semplicista per niente.
Prima però vorrei spendere due parole in merito all'animazione. Io ADORO quei film in cui lo stile visivo cambia all'improvviso a seconda del contesto. Avevo amato la principessa splendente anche per questo (la scena della fuga è un capolavoro da far impallidire Avatar di Cameron), e qui troviamo questo concetto al quadrato.
Le sequenze ambientate nel 1982 presentano il realismo e la cura dei dettagli tipici del Ghibli. La scelta dei colori che ti trasporta subito in quei campi di cartamo, le comparse poste strategicamente per caratterizzare al meglio ogni ambiente, e soprattutto uno studio del labiale incredibile. Non vedo l'ora di recuperare il film in lingua originale per godere del pre-recording in tutto il suo splendore. Per intenderci, il pre-recording sarebbe la tecnica di registrare i dialoghi prima di animare il tutto così da avere un labiale perfetto.
Le sequenze dei ricordi che danno il titolo al film invece ti fanno sentire una leggera stretta al cuore (in senso buono). Non importa quando tu sia vissuto/a, se è stato negli anni 10, 20, 30, 40, 50 e così via (ma considererei anche il Paleolitico per quanto mi riguarda), perché dentro di te è in quel modo che rivedi quell'infanzia che vive solo grazie ai tuoi ricordi, della quale non restano foto o registrazioni: soltanto disegni trasognanti che si muovono negli angoli della memoria, pronti a riaffiorare ogni poco. I tratti semplici, la fotografia patinata e soffusa, gli ambienti stilizzati... La mente si fa film.

Il ritmo è di per se lento, e si mantiene tale per tutta la durata, senza alcun picco improvviso. E detto onestamente, tutto ciò è perfetto. Una storia simile non doveva avere sequenze o risvolti che cercassero di catturare lo spettatore, doveva solo invitarti con il suo stile ad entrare nella vita di Taeko, a conoscerne il passato ma anche il presente così da riflettere sul suo futuro e sulle sue decisioni.
E' proprio come approcciarsi ad una persona molto silenziosa e riservata, ma che ha tantissime cose splendide in serbo per te.

Quindi si tratta di una perla, che OVVIAMENTE è dovuta giungere in Italia con un ritardo aberrante e con un adattamento curato dal nostro Cannarsi, che ci dona frasi di apprezzamento sul re della frutta, ovvero la banana, una cosiddetta "agricoltura ganza" che vuol dire... niente, non vuol dire niente. I doppiatori sono bravissimi, per carità, e si vede che fanno del loro meglio per rendere naturali quei dialoghi che di naturale hanno ben poco, ma purtroppo secondo Cannarsi i film del Ghibli sono ambientati in una realtà parallela in cui la popolazione italiana non sa più usare la sintassi.

Adattamento a parte, vi intimo solo di una cosa: non togliete il film prima dei titoli di coda. Il film infatti non finisce ed è proprio mentre scorrono i crediti finali che assistiamo ad un finale costruito A REGOLA D'ARTE. Un perfetto connubio tra nostalgia, ricordi, maturazione e crescita, tutte tematiche per cui il Ghibli è amato in tutto il mondo