caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

FUNNY GAMES regia di Michael Haneke

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Ciumi     7½ / 10  14/09/2009 20:01:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una casa al lago, una comunissima famigliola in vacanza. D’improvviso irrompono due equivoci giovanotti vestiti di bianco (il riferimento ai drughi di “Arancia meccanica” è palese), ha inizio una “partita a golf” come non si era mai vista.
Chi sono? Da dove vengono? Perché lo fanno? Perché no? Risponde uno di loro. Vengono “dalla parte del lago”. E sono personaggi prettamente televisivi. Hanno in mano il telecomando; ammiccano spesso alla telecamera invitandoci a partecipare al gioco; dove le regole, ovviamente, le stabiliscono loro.
O meglio, le ha stabilite il regista, che ha scelto per un’intera giornata di stare dalla parte loro.
Inquadrature statiche, ambienti rigidi, violenze (gratuite, è il caso di dirlo, non c’è nessun prezzo da pagare per il biglietto) fuori campo che fanno pensare soprattutto al Bresson di “Un condannato a morte è fuggito”.
Haneke riempie la pellicola di elementi borghesi - la musica classica, il golf, la villetta, la barca - che usa come armi per percuotere essi stessi. A Handel sopravviene Zorn. Le mazze divengono strumenti d’intimidazione e di tortura. La villetta una casa d’orrori e la barca un traghettare verso la morte.
Il gioco a cui siamo invitati ci mette a disagio. Ci attira ma rifiutiamo di prenderne parte.
Non serve, si può stare comodamente seduti, tanto ci sono quei due che lo fanno per noi.


Emulando ciò che ha fatto Haneke (spinto dal produttore, a quanto pare) ho fatto copia-incolla al commento del “Funny games” del ’98, aggiungendo questa piccola considerazione che segue.
A distanza di 10 anni, i due film sono praticamente identici: cambiano, anche per ovvie ragioni anagrafiche, soltanto gli attori. Ho letto da qualche parte che c’è qua e là qualche miglioramento (bo, può darsi… e poi ci mancava che nel copiarlo spiccicato il regista lo rifacesse pure peggio); e il Morandini e altri critici e dizionari elogiano questo esperimento della ripetitività.
Io credo più semplicemente che in questo remake-fotocopia ci sia poco d’artistico e tanto di commerciale. Basti pensare alla campagna pubblicitaria che lo ha rilanciato come il nuovo “Arancia meccanica”, che non è, e lo stesso Haneke lo sa bene.
Se vado a vedere infatti i commenti a questo sito noto: quello del ’98 ha meno voti e media più alta; mentre quello del 2008, viceversa. Ciò vuol dire che l’operazione commerciale è riuscita, quella presunta artistica un po’ meno. Invero, il commento tipico del deluso del 2008 è stato: “ma questa roba sarebbe il nuovo Arancia Meccanica”?

A tal proposito, gli metto un voto in meno, ma poteva anche andargli peggio.