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EDWARD MANI DI FORBICE regia di Tim Burton

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amterme63     8½ / 10  04/10/2009 23:28:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E’ un film che colpisce, che commuove. Veramente non si può fare a meno di affezionarsi a Edward, di intenerirsi per la sua storia di “diverso” suo malgrado, di apprezzare i suoi buoni sentimenti, le sue doti di artista tagliatore, la purezza d’animo, la sua perenne malinconia, la coerenza con cui difende la sua innocenza e il disinteresse, la grande forza del suo amore.
Questo è soprattutto il risultato della perfetta padronanza di Burton dell’arte cinematografica. Si era prefissato una scopo (divertire toccando le corde dell’animo) e c’è perfettamente riuscito! Un po’ come Hitchcock che con la sua maestria riusciva a colpire lo spettatore tenendolo con il fiato sospeso.
Per far ciò prima di tutto Burton mette le mani avanti per prevenire le obiezioni derivanti dalla palese assurdità della storia, e dalla poca plausibilità della sceneggiatura. E’ una fiaba! E quindi cosa si può pretendere da una fiaba? Non ci si sta a chiedere come abbia fatto suo padre a crearlo, come possa essere sopravvissuto da solo per tanti anni e come possa essere stato ignorato da tutti (estremamente curiosi e pettegoli) prima che una intraprendente rappresentante Avon avesse avuto il coraggio di attraversare in macchina un cancello sempre aperto. Non ha proprio senso stare a fare queste pignole considerazioni; occorre invece lasciarsi andare, meravigliarsi e appassionarsi come dei bambini a tutte le curiosità e le stranezze di questa affascinante fantasia!
Anche la scenografia contribuisce al tono fantastico e artificiale della storia, con lo strano castello gotico un po’ inquietante e il paesello con case colorate che sembra un plastico vivente (come in Beetlejuice). I personaggi invece sono stati creati ad arte per essere semplici e rappresentativi. Sono dei tipi, non degli esseri umani. Sono colpiti poi dalla solita elegante ironia, tipica dei film di Burton.
L’andamento narrativo è di tipo classico. Prima c’è l’inserimento felice in una società piccola, un po’ chiusa, comunque ordinata e tranquilla. Siamo in epoca moderna ma sembra di vivere in un film ambientato nei primi anni 60, da come la gente è perbenino. L’idillio non viene però fatto durare a lungo. Piano piano emergono grettezze, egoismi, cattiverie che producono un crescendo di rovesci drammatici e che finiscono per rendere più grande e virtuosa la figura di Edward. In ogni caso EMDF non è un film di critica sociale, lo scopo è commuovere, non condannare. Basta fare il confronto con Dogville di Lars Von Trier, che ha una storia simile, per redersi conto della mano leggera che ha avuto Burton con la rappresentazione sociale. Addirittura la polizia e la legge sono tolleranti e comprensive!
Dulcis in fundo, si arriva a insinuare che la storia forse potrebbe essere stata anche vera. La figura di una persona molto anziana che ricorda in flashback le vicende toccanti della propria giovinezza è di grande effetto sentimentale e verrà ripresa nel film Titanic.
Film ruffiano? Forse. Un po’ eccessivo? Può darsi. Il fatto però è che siamo esseri umani, non siamo delle pietre; la commozione e la partecipazione fanno parte della nostra vita. Solo che vanno usate bene e qui sinceramente si usano per qualcosa di nobile, soprattutto per la comprensione e l’accettazione completa di chi è “diverso”.