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SOUTHLAND TALES regia di Richard Kelly

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quadruplo     9 / 10  29/08/2008 11:06:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La mie grandi aspettative per il regista che aveva stupito critica e pubblico con il suo fantastico Donnie Darko sono state ripagate con questo Southland Tales.

Non siamo di fronte esclusivamente ad un film ma ad un'opera divisa in due parti: la prima è formata da tre capitoli di una graphic novel, la quale esiste esclusivamente in formato cartaceo e, a quanto ne so, solo in lingua inglese). La seconda è appunto il film in questione.
Non ricordo di altri casi nella filmografia dove la visione del film è imprescindibile dalla lettura di un libro o un fumetto.
Già questo indica la scelta non commerciale del regista: aggiungiamo un cast che alla lettura dei nomi farebbe storgere il naso a chiunque (The Rock, Buffy, Steve Stifler di american Pie e Justin Timberlake) ed una trama abbastanza complessa sui varchi spazio-temporali (ormai uno dei marchi di fabbrica di Kelly) per capire che ci troviamo di fronte ad uno dei registi odierni meno commerciali che per la sua libertà creativa può ricordare un certo David Lynch.

Il film inizia dove la novella era finita (perciò è come se iniziasse il secondo tempo, con tutti i personaggi che sono stati già introdotti e approfonditi e la trama ha già avuto un suo sviluppo) nell'ipotetico futuro-presente dove i conservatori repubblicani devono stare in guardia dalle sommosse popolari neomarxiste (più che dal loro nemico ufficiale, ovvero il terrorismo) e far fronte ad una carenza energetica, la cui unica soluzione è rappresentata da una fonte alternativa di energia prodotta dal moto ondoso. Lo scenario in cui è ambientata la vicenda ha una marea di citazioni: da Orwell alla Bigelow, passando per lo spesso bistrattato Starship Troopers di Verhoeven.

Lo sviluppo della storia è complesso ma comprensibile: come per Donnie Darko, una seconda visione è consigliata ma il concept generale è chiaro dopo la prima visione (ripeto ancora una volta, sempre dopo aver letto la novella).
Si diceva dei marchi di fabbrica di Kelly: oltre ai viaggi nella quarta dimensione, il regista americano ha il coraggio e l'abitudine di prendere attori di "seconda fascia" (ricordiamo Patrick Swayze) e calarli perfettamente nella parte (premetto però di aver visto il film non in lingua originale).

The Rock è fenomale nelle sue espressioni (considerando anche il ruolo "serio" che ha nella trama), i dialoghi sono volutamente sopra le righe e spesso farciti di battute assolutamente spiazzanti (la scena sulla spiaggia di Venice Beach è fenomenale).

Altra caratteristica di Kelly è la meticolosità con cui unisce musica a immagini.
Se in Donnie Darko "Mad World" riassumeva lo spirito del film, qui è "All These Things That I've Done" a far venire i brividi.

Una nota stonata, a mio parere, si ha verso il finale.

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Non saprei se questo lavoro è migliore di Donnie Darko: il primo aveva forse un velo di malinconia che avevo molto apprezzato, inoltre mostrava per la prima volta lo stile personale di Kelly.
Questo per certi versi è più spiazzante e coraggioso.

Grande film.