Njósnavélin 7½ / 10 16/05/2009 18:20:32 » Rispondi Da non amante del genere, ho apprezzato il taglio psicologico con cui viene affrontato il classico tema "uomo vs mostri, alieni, vampiri" o chi per loro. Il piccolo supermercato è una gabbia che racchiude un piccolo “campione “ di specie umana. La nebbia,che nasconde il pericolo; le creture, che improvvisamente emergono dalla nebbia; la predicatrice, che sin dall'inizio plagia le menti, altro non sono che un crescendo di prove, sottoposte alle cavie umane per vedere come queste reagiscono di fronte all’ignoto, all’irrazionale, e alla falsa speranza. Come atteso, nasce la psicosi, la razionalità lascia il posto alla superstizione, e basta poco perché si decida di ricorrere a sacrifici umani per placare l’ira di Dio. Ugualmente prevedibile è il piccolo gruppo che riesce a mantenere il controllo, e ad escogitare un piano di fuga; lo scontro non è più con i mostri,ma è tra gli uomini, tra i forti e i deboli, coloro che mantengono il lume della ragione e coloro che invece rivelano la stupidità e la volubilità della natura umana. A discapito del “tutto facilmente prevedibile” arriva il finale
ciò che stupisce è come i fuggitivi, che con coerenza e determinazione hanno abbandonato il supermercato nel tentativo di salvarsi, rinnegano ogni istinto di sopravvivenza, e forti di una razionalità estrema, scelgono una morte certa invece di una sofferenza protratta, ma che nasconde un barlume di speranza. L'esigenza di mantenere il controllo su ciò che accade è tale da portarli a scegliere il suicido, e quindi il come e il quando della loro morte, puttosto che affrontare un destino incerto e probabilmente terribile. L'accompagnamento musicale diventa protagonista di queste scene finali, e ci accompagna verso l'ultima presa in giro: la nebbia si dirada, si intravedono i carri armati e i militari, che finiscono di "disinfestare" l'ambiente. L'uomo ha vinto la battaglia contro i suoi predatori, ma è davvero così? Tra i resti di un ecosistema ormai distrutto, compare la donna che per prima ha avuto il coraggio di sfidare la nebbia, e si è salvata; il suo sguardo altero, anche se compassionevole, rende ancora più straziante le grida disperate di Drayton, l'unico sopravvissuto, che ha avuto la colpa di arrendersi e non continuare a lottare.
L’approfondimento psicologico rende il film molto più interessante e meritevole di ulteriori visioni: ogni dettaglio assume un significato, se letto nella giusta ottica. Il ritmo è sempre buono, forse un po’ stancante la ricerca di consensi da parte della fanatica religiosa, peraltro ottimamente interpretata, e il viaggio di prova nella vicina farmacia. Il finale accresce il valore della pellicola, e conferma quella che è l’intuizione che si ha sin dalle prime scene: ciò che incute timore non è il mostro di turno, ma è la paura stessa, è la natura umana, che è portata all’autodistruzione.
Njósnavélin 06/06/2009 16:17:29 » Rispondi Grazie del consiglio ma, naturalmente, l'ho già visto! :-) Però leggendo il tuo commento (complimenti!) ho capito che devo rivederlo assolutamente, e appena ho un pò di tempo aggiungo il mio commento, anche se il voto sarà scontato!