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THE MIST regia di Frank Darabont

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ErickCataclysm     6 / 10  12/10/2008 12:01:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi sono avvicinato a questo film colpito dalla splendida locandina. Leggendo le positivissime recensioni degli utenti su questo stesso sito, ho preferito non rimandare ancora e sono andato al cinema animato da una incontenibile curiosità. Il film ha tradito le mie aspettative. Io, purtroppo, questo capolavoro tanto decantato non l'ho trovato. La storia (non ho letto il libro quindi non so in quale misura sia stata ricalcata) l'ho trovata piatta e scialba. Mi aspettavo un orrore più sublime, dove a padroneggiare fossero le reazioni dei malcapitati del market di fronte all'ignoto e al terrore di ciò che poteva accadere. Mi aspettavo che il senso di tutto si incentrasse su una morale civile (o incivile) e religiosa fuori dagli schemi. Invece la nebbia è solo il pretesto per nascondere una sorta di zoo ambulante, un videogame dove ai nemici del primo livello, seguono i più potenti del secondo. Vedere un simpatico ragno inseguire e uccidere un uomo o una sorta di pterodattilo che crea confusione io non lo definirei horror. Orrore è quella ''cosa'' che spaventa e intimorisce proprio perchè non ha una spiegazione razionale. Orrore è quella ''cosa'' che spinge alla follia chi non immagina cosa possa accadere da un momento all'altro. La insulsa ciliegina del portale suona ridicola e fin troppo scontata. Ma voglio soffermarmi sulla morale biblica e civile del film... che io non ho trovato. La morale dov'era? Cosa doveva illustrare il film? Forse a cosa possono arrivare gli uomini quando la paura si fa strada? Io non ho trovato nulla di esaltante. La morale era scontata, spicciola, quella che si sente e si vede ovunque... morale stereotipata da quattro soldi che ormai strappa solo un sorriso, null'altro. Poi moltii personaggi erano fin troppo calcati, fino a diventare maschere di cera. All'estremo. Così come il senso biblico del film. Non dava nulla. Già si poteva immaginare cosa sarebbe accaduto. O quello che sarebbe stato detto. Non era la follia a farla da padrona. Montaggio di uno stereotipo che ormai stanca. Come il film , che scorre lento. E un pò annoia. A tratti riesce a far ridere, pur non essendo una commedia, ma a far paura, mai... tra una storia già vista e un senso che già ci ha istruito pedantemente negli anni, arriviamo alla fine del film, a mio parere l'unica parte davvero degna di nota. Contro ogni aspettativa, il finale mi è piaciuto. Mi ha dato qualcosa. Era l'unica soluzione possibile. Ed è qui che troviamo realmente un senso. La Condanna, ovvero il risultato di una scelta, la più ardua. E poi? Cosa fare? Come poter continuare a vivere consci del fatto che la scelta non è stata la più giusta? Come vivere, con il rimorso del sacrificio più grande? E il senso dell'attesa. Già, saper aspettare. Quello che tutti gli uomini dovrebbero fare. A volte l'attesa sa ripagare, come si deduce dalla scena finale, dove scortati dal camion i clienti del market guardano a lui, all'uomo che non ha saputo aspettare e aver fede. Perchè non hanno saputo aspettare? Lui ha scelto l'azione, lo stesso uomo che ora vive una condanna mille volte più dura. Ecco, grazie al finale il film mi guadagna un punto intero, altrimenti la valutazione non avrebbe superato il 5, dal momento che non ho trovato nulla di nuovo rispetto a un qualunque Cloverfield, tanto criticato ma che, a parer mio, non è molto diverso da questo film. Un film da vedere, sicuramente. Ma non il capolavoro che mi aspettavo. Il Miglio Verde, quello si che era un capolavoro. Qui, non superiamo la sufficienza.