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DANCER IN THE DARK regia di Lars Von Trier

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76mm     4 / 10  01/02/2018 09:32:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Uno dei più triti luoghi comuni circolanti fra gli appassionati di cinema è quello che vorrebbe che per alcuni autori non fossero ammesse le vie di mezzo…amore incondizionato o odio viscerale, tertium non datur.
La leggenda vuole anche che uno degli appartenenti per eccellenza a questo manipolo di cineasti sia il danese Lars Trier, arbitrariamente autoribattezzatosi "Von" giusto per far intendere a tutti i suoi problemini nel tenere a bada l'ego.
Personalmente mi discosto da questo cliché, in quanto i film del danese non mi hanno mai particolarmente colpito né in positivo né in negativo, li ho trovati spesso interessanti nei contenuti ma fondamentalmente irrisolti nella forma (o viceversa in qualche raro caso - antichrist), non mi ha fatto mai gridare al capolavoro, né al rogo.
Ad oggi nella sua filmografia (qualcosina ancora mi manca) posso annoverare soltanto due eccezioni a quanto anzidetto: una positiva (Melancholia, film meraviglioso che prima o poi troverò il tempo e la voglia di commentare) e una negativa, il film in questione, per il quale ho deciso di togliermi il dente oggi.
Non mi piace…è esagerato, ricattatorio, fasullo, parossistico, gratuitamente sadico, esageratamente compiaciuto, involontariamente ridicolo.
Con "Le onde del destino", pur raccontando fondamentalmente la stessa storia (la parabola di una candida idiota che verrà portata alla rovina dalla cattiveria altrui, oltre che dalla sua stessa idiozia), Trier era riuscito a fermarsi un mezzo metro prima di scivolare nella pura pornografia del dolore, qui ci è caduto dentro con tutte le scarpe e si è anche messo a sguazzarci indecentemente.
Però va detto che è un film molto furbo e molto abile a farsi passare per quello che non è…i primi a cascarci sono stati i giurati di Cannes che l'hanno insignito del massimo riconoscimento.
Per gli intermezzi musicali ho un'avversione tutta mia per cui non starò troppo ad infierire ma di brutti e fastidiosi così non ricordo di averne mai visti altrove…capisco che siano funzionali alla storia (la fuga dalla realtà, il rifugio nel sogno e bla bla bla) ma c'era bisogno di inserirne uno ad ogni svolta drammatica della trama? Non ne bastavano due o tre per chiarire per benino il concetto anche ai meno perspicaci?
In questo caso sono d'accordo che non possano esistere le mezze misure.