caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

L'UOMO DEL BANCO DEI PEGNI regia di Sidney Lumet

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
LoSpaccone     7½ / 10  02/09/2009 11:45:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ammetto di aver fatto molta fatica a metabolizzare questo film, molto lontano dai consueti schemi attraverso cui viene riproposta la Shoah, e proprio per questo coraggioso e per certi aspetti ambiguo. Se l’eccellente ricostruzione ambientale, l’elegante contrappunto musicale e la superba prova di Steiger (probabilmente la migliore della sua carriera) già basterebbero per parlare di capolavoro, in realtà non tutto funziona alla perfezione, anche se resto dell’idea che si tratta di un film da vedere. Raccontare una tragedia collettiva passata attraverso un tormento individuale presente è senza dubbio una scelta narrativa efficace perché consente di non limitarsi al semplice resoconto storico ma di adottare una prospettiva psicanalitica che introduce elementi nuovi e personali (per lo spettatore). Esemplare in questo è l’uso dei flashback, usati non in maniera convenzionale ma come lampi che attraversano la mente del protagonista contribuendo a ricreare le nevrosi di un uomo prigioniero del proprio trauma. Nazerman non riesce ad elaborare il suo tragico passato, anzi sembra maledire il fatto di essere ebreo, cerca volutamente di identificarsi con la figura dell’ebreo alimentata dall’antisemitismo per giustificarsi, per spiegare quell’orrore, negando ogni valore (la scienza, l’arte) e affermando che esiste solo il denaro e il profitto, e si comporta con chi gli sta accanto in base a questa visione del mondo: la vittima di un tempo è diventata a sua volta uno sfruttatore. Un approccio coraggioso perché pone l’accento su aspetti poco dibattuti ma che non viene affidato ad un lineare percorso catartico; il racconto ad un certo punto incomincia ad attorcigliarsi su se stesso, esponendo in maniera confusa il suo messaggio, smarrendo la finezza iniziale (soprattutto nella valenza simbolica di alcuni personaggi) e danneggiando in parte anche un finale che mi è sembrato un po’ troppo forzato nel mostrare all’improvviso come il protagonista riacquisisca l’umanità perduta. Comunque il film ha un carattere di verità, conferitogli soprattutto dal modo in cui vengono tratteggiati i personaggi e i rapporti che li lega e dall’azzeccata ricostruzione dei quartieri popolari di New York.