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12 regia di Nikita Mikhalkov

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ULTRAVIOLENCE78     7 / 10  15/07/2008 17:49:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mikhalkov rivisita il capolavoro di Lumet contestualizzando il caso di parricidio nella realtà sovietica tormentata dal conflitto russo-ceceno. Il risultato, sotto il profilo stilistico e di resa, non è paragonabile allo splendido originale: troppe enfatizzazioni, troppi eccessi manieristici che non fanno che distogliere l’attenzione dello spettatore dalla materia trattata, disperdendone parte del pathos. Al contrario di Lumet, che ha fatto leva su un’impostazione registica sobria e asciutta ma allo stesso tempo diretta e pregnante, Mikhalkov ha indugiato su talune “messe-in-scena” tra il grottesco e il drammatico francamente un po’ forzate.
La pellicola, tuttavia, si riprende notevolmente nella parte finale (nel quale, dal punto di vista narrativo, c’è l’apporto più significativo da parte del regista russo): laddove “12 angry men” si era fermato, mostrando il ribaltamento dei vari punti di vista fondati su opinioni superficiali e precarie, il lavoro di Mikhalkov si spinge oltre. Non basta più rivelare il lato ipocrita ma anche psicologicamente conflittuale del soggetto: bisogna fare i conti con il cinismo della logica capitalistica della speculazione che non ha etica, e sulla base della quale l’uomo, pur di assicurarsi il proprio profitto, è pronto a calpestare e distruggere le vite altrui. A questo punto, non è più sufficiente riconoscere i propri errori e scagionare il ragazzo imputato, ma occorre proteggerlo dalla realtà esterna (eloquentemente significativo il momento in cui, allo scopo di liberare l’uccellino, viene aperto un finestrone della palestra dal quale entrano impetuosamente vento e neve) fatta di abusi, egoismi e prevaricazioni di cui è espressione, tra le altre cose, proprio quel conflitto civile che cagionato allo stesso ragazzo la perdita dei suoi genitori. Tra flashback e intense sequenze volte a riprodurre tutta la crudeltà della guerra, il giovane imputato ci viene dunque presentato come vittima della storia, che lo ha privato sia dei genitori naturali che del padre adottivo: una vittima di cui solo le persone più sensibili si accolleranno l’onere della “salvazione”.
“12” è un buonissimo film, che tuttavia mi ha convinto solo in parte, in quanto alterna momenti davvero alti (non può non rimanere impressa l’agghiacciante immagine finale del cane che corre con la mano mozza in bocca) ad altri che –a mio avviso- costituiscono delle evitabili forzature.


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ULTRAVIOLENCE78  15/07/2008 17:50:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lo spoiler va dopo "salvazione".