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IL CAVALIERE OSCURO regia di Christopher Nolan

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ULTRAVIOLENCE78     8 / 10  27/08/2008 13:32:54 » Rispondi
Bellissimo questo Batman “dei giorni nostri”, calato in una realtà contemporanea lontana da quella fumettistica dell’originale nonchè da quella cinematografica dell’illustre precedente firmato da T. Burton. Nolan, contestualizzando le gesta del famoso uomo mascherato, è riuscito nell’intento di dare una rappresentazione filosofica dell’umanità, attraverso una rassegna di personaggi che, forti di una caratterizzazione psicologica davvero stupefacente, ne costituiscono una chiara e sfaccettata espressione. Così, dietro la patina sfavillante da blockbuster (che ad un occhio un po’ più attento passa subito in secondo piano), ferve una sostanza vivida ricca di riflessioni profonde e, quindi, tutt’altro che trascurabili.
Proprio perché espressione dell’umanità intiera, i vari personaggi sono definiti non nettamente, coabitando in essi sentimenti spesso stridenti che fanno luce sulla propria contraddittoria natura. Emblema supremo e manifesto di questa contraddittorietà che si obiettiva ambivalente presenza di Bene e Male è Harvey Dent, procuratore distrettuale integerrimo che, in seguito alla perdita di ciò che aveva di più caro, si trasfigurerà in uno spietato vendicatore non più votato al bene collettivo ma soltanto alla propria sanguinosa sete di giustizia: così all’uomo buono e retto subentrerà e si materializzerà come complementare metà quello malvagio e rabbioso che fino a quel momento latitava assopito in lui. Lo stesso Joker, incarnazione della follia umana (resa strepitosamente da Ledger) intesa come male assoluto (per questo distante da quella dei mafiosi, i cui misfatti sono finalizzati all’accrescimento della propria ricchezza materiale e non all’appagamento di un istinto sadico che si pasce esclusivamente della sofferenza altri), nasconde tuttavia un passato da cui, nonostante la sua indeterminatezza (egli racconta, di volta in volta, in maniera diversa l’origine del suo sfregio facciale), trapela un travaglio pregresso che lo ha segnato profondamente fino a farlo diventare quello che è. Il controcanto a Joker è ovviamente Batman, colui che vede la luce nell’umanità e che crede in quel che di buono c’è in essa, pur non essendo esente anch’egli dalla complessità della propria natura fatta di sentimenti contrastanti (alla salvezza di Dent, cioè del soggetto utile alla società, preferisce quella di Rachel, cioè della donna amata). Essi costituiscono, dunque, due facce della stessa medaglia che nell’epico scontro finale danno vita a un significativo confronto da cui emerge il destino stesso dell’umanità, da sempre vacillante lungo la linea che divide il Bene e il Male (altamente emblemtica, a tal proposito, il momento in cui i "giusti" e i "cattivi" si trovano divisi in due gruppi distinti su due diversi traghetti, impegnati a dover decidere gli uni della sorte degli altri). La simbolica battaglia tra Joker e Batman non potrà mai avere fine: nessuno dei due potrà sopraffare l’altro, almeno fino quando l’uomo non addiverrà finalmente al superamento di se stesso. Fino a quel momento il genere umano avrà bisogna di una speranza, dell’idolatria di qualcosa o qualcuno in cui riporre fiducia per la propia salvezza: in questo senso il sacrificio di Batman, che si accolla il male perpetrato da Dent al fine di non far morire proprio quella speranza, e la sua successiva scomparsa nel buio suonano quasi come un ritorno solitario di Zarathustra sulla montagna, in attesa di ridiscendere quando l’uomo sarà più consapevole di se stesso.
Anche sotto il profilo della regia il film è impeccabile: bellissime le panoramiche e i grandangoli su Gotham city colta nei suoi colori scuri, che la ammantano di una fascino decadente veramente notevole. Peccato per qualche scivolone verso certe iperboli da “action-movie”, che tuttavia vengono dimenticate nel prosieguo della trama, nella quale si dà sfogo ad una chiara e diretta riflessione manicheista.