Dom Cobb 6½ / 10 19/03/2014 16:10:31 » Rispondi A causa di un esperimento fallito, lo scienziato Bruce Banner è destinato a trasformarsi in un enorme gigante verde ogni volta che è sotto pressione; ciò lo rende un'ambita preda per l'esercito, e in particolare per il generale Ross, che lo vuole usare per dare vita a una nuova generazione di super-soldati. Così, mentre Bruce cerca con ogni mezzo una cura per il suo "male", Ross non esita a scagliargli contro lo psicopatico Emil Blonsky pur di prenderlo... Vorrei che sia chiaro a tutti che sto parlando come uno che odia a morte Hulk come personaggio: esso fa parte del trittico di supereroi che semplicemente trovo troppo stupidi per piacermi. Lo so che l'idea di base si ispira alla tematica del doppio alla Dr Jeykill e Mr Hyde, ma qualsiasi ambizione psicologica o etica, per me soccombe sempre all'intrinseca stupidità di un gigante verde indistruttibile che spacca tutto e tutti in preda alla rabbia. La pagliacciata firmata Ang Lee non è certo bastata a farmi cambiare idea, e non è che approcciandomi a questo secondo tentativo le mie aspettative fossero proprio alte. Quindi, già il fatto che il film mi piaccia al punto da affibbiargli questo voto è un miracolo. E il detto miracolo è frutto di tre elementi, senza i quali questo secondo tassello della prima fase della saga dei Vendicatori non sarebbe altro che un action movie fracassone come tanti. La prima persona è il regista Louis Leterrier che, dopo aver dimostrato di saperci fare dietro la macchina da presa nel suo film d'esordio e un altro film d'azione con Jet Li protagonista, qui fa vedere anche quanto gli stia a cuore l'umanità dei personaggi e di quanto essa per lui abbia la precedenza su tutto: ecco, dunque, che l'alter ego dello scienziato protagonista ha una presenza ridotta al minimo sindacale
Compare non più di tre volte: nell'inseguimento iniziale nella favela, nello scontro nel parco e nel gran finale
in modo da potersi concentrare meglio sull'uomo al di sotto. Il bello, però, è che, anche quando entra in gioco lo stesso Hulk, in lui si può ancora vedere una traccia dell'essere umano che vi si nasconde; lo si nota nei gesti, così come in alcune espressioni facciali. Poi, ovviamente, l'azione spettacolare non manca, ottimamente girata tra l'altro con l'aiuto di buoni effetti speciali, ma è il personaggio principale (Banner, non Hulk) il fulcro del film, come dovrebbe essere. Contribuisce a questo anche una struttura narrativa piuttosto anomala, che relega la storia delle origini nei titoli di testa per concentrarsi quanto prima sul dilemma che il protagonista da affrontare. E' un sequel? Un reboot? Un remake? Non si sa, ma di certo è meglio così. E' qui che entra in gioco la seconda persona che merita menzione: il protagonista stesso. Supportato com'è da una sceneggiatura ottima (opera della terza persona, lo sceneggiatore Zack Penn), il bravissimo Edward Norton riesce a regalare una versione del brillante Bruce Banner quanto mai oppressa e tormentata dal fardello che è costretto a portare sulle spalle: si tratta, forse, della versione cinematografica più oscura di sempre, anche di quella offerta da Mark Ruffalo nel film sui Vendicatori, quella che più delle altre riesce a comunicare la solitudine e la condizione di emarginato nella quale Banner ha scelto di auto-esiliarsi.
In tal senso, trovo molto azzeccate le scene dove si sveglia continuamente dagli incubi di quando è Hulk o dove cammina da solo, per strada, nella pioggia di notte.
E' proprio la sofferta interpretazione di Norton a dare al film quel tocco di fascino di cui ha bisogno per attirare un pubblico interessato solo dal film in sé e che del fumetto originale non sa e non gli importa di nulla. Ed è proprio la commistione di questi tre elementi (regia, sceneggiatura ed interpretazione) a rendere il film gradevole anche quando si avventura in territori più fumettosi, quasi da videogame. Infatti, a parte questi tre aspetti che ho appena elencato, il resto è solo OK: il cast di comprimari è bravo, ma tutti senza quella scintilla, quella briciola di grinta in più che gli permetterebbe di brillare sul serio; l'azione, per quanto nobilitata dal trattamento del protagonista, resta comunque incentrata su un gigante che spacca tutto urlando come un pazzo, e un vago senso di stupidità di fondo permane, specialmente se ci sono ben due giganti verdi a combattere fra loro. Qui, di fatto, veniamo all'unico, vero difetto del film, l'unico difetto che esonda dalla natura del protagonista e relative conseguenze: il ritmo. Checché ne dicano i signori della produzione (Gale Anne Hurd e i soci della Valhalla Motion Pictures), il loro zampino si sente un po' dovunque, specie nell'eliminazione di alcuni personaggi di cui resta soltanto il nome nei credits
Per esempio, il dottor Samson di Ty Burrell, ridotto a una comparsata di un minuto da fidanzato sospettoso ma comunque onesto che era in origine.
e in alcuni balzi improvvisi della storia. In altre parole, è chiara l'esistenza di un ingente quantitativo di materiale tagliato (ho visionato personalmente i quaranta minuti tagliati dalla versione definitiva) che, di fatto, non andava tagliato. Non che la qualità complessiva del film cali di parecchio, ma si prova comunque il desiderio di qualche scena in più riguardo al dissidio che lacera Bruce Banner
Una cosa di cui nelle scene tagliate si parla ampiamente.
o, magari, di qualche chiarimento su cosa faccia nascere di preciso in Blonsky il desiderio di diventare come il suo nemico (è il siero? E' pura pazzia e sete di potere?). In conclusione, questo film non raggiunge vette altissime nel suo genere, ma p pur sempre riuscito a farmi interessare a un personaggio che ho sempre odiato; questo mi basta per dargli un voto positivo.