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E VENNE IL GIORNO regia di M. Night Shyamalan

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jack_torrence     7 / 10  07/02/2011 19:35:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il film è diviso in due. La prima ora è colma di ingenuità e sfiora l'imbarazzo dello spettatore per l'inverosimiglianza di alcuni momenti. L'ultima mezz'ora è intensa, forte e potente, al punto di riscattare persino la prima metà.
Se è vero che nel finale un film si gioca gran parte del suo valore, qui grazie all'efficacia delle sequenze della seconda parte si è in grado di rivalutare a ritroso la pellicola.
Il messaggio che il finale vuole veicolare (centrato sull'elementare dicotomia amore/egoismo) è meno banale di quanto sembri: ma sono soprattutto la figura della vecchia "pazza" e l'invenzione poetica (davvero felice) dei due ambienti separati, ma tra i quali è possibile comunicare grazie a quel tubo, a regalare due spunti molto perturbanti a un'opera fin lì anonima.
E a visione conclusa, la minaccia non spiegata e invisibile, la silenziosa "ribellione della Natura", pacifica e terribile come una folata di vento, acquista anche un valore. Che risiede proprio nell'assenza di visibilità e di spiegazione.
Il soggetto del film è quasi folle nel suo coraggio anti-spettacolare: ma quella che agli occhi dello spettatore può apparire il suo maggior difetto, è un gran punto di forza della pellicola: che in un certo senso vorrebbe portare alle estreme conseguenze l'assunto per cui "ciò che è invisibile fa più paura di ciò che si vede" (anche se – nella prima ora – l'intenzione resta spesso solo sulla carta: anche in assenza di una minaccia visibile, l'uso della "suspence" avrebbe potuto essere più sapiente).

(Sì: il soggetto non può non ricordare "Gli uccelli", ma non vale la pena speculare su questa somiglianza o citazione)
Invia una mail all'autore del commento PIERLUIGI T.  04/03/2011 22:58:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ultimamente ti incrocio in parecchi commenti di film che abbiamo avuto la fortuna o la sfortuna comune di vedere. Il tuo commento mi ha soddisfatto solo in parte, ma è risaputo che non possiamo vederla tutti allo stesso modo. Comunque noto con piacere che almeno tu hai cercato di andare un pò più in profondità rispetto alla media degli utenti. In particolare ho trovato piacevole il fatto che tu non abbia interpretato questo film come una sorta di disaster-movie,visto che il pensiero di Shyamalan era rivolto essenzialmente alla denuncia della nostra società cosiddetta civile:-La nostra società stà procedendo a ritroso-…..Il progresso,la tecnologia e tutto ciò di innovativo che conosciamo del nostro presente non riusciranno a metterci al riparo dalla più grande sciagura che l’uomo abbia mai dovuto affrontare:se stesso.” E’ venne il giorno” credo non sia altro che la sintesi del pensiero di M.N.Shyamalan volto a mettere in guardia l’umanità, dal proprio terribile suicidio. Si perché l’uomo moderno, secondo il regista,sta’ perpetuando il suo moto al contrario vanificando così ogni speranza di un futuro luminoso e florido. Le cause di questo disfattismo sembrano molteplici : il lavoro, lo stress,la solitudine, la monotonia del vivere quotidiano e i sentimenti di odio e di sospetto verso i nostri simili assumono le fattezze dell’inspiegabile fenomeno naturale responsabile del genocidio di milioni di innocenti. Perché in fondo per l’uomo è più semplice credere a ciò che non è tangibile e irrazionale piuttosto che attribuire al proprio essere la colpa per qualche aberrante delitto. La natura ,in questo film, diventa il capro espiatorio , la spiegazione unica e assolutistica di un male che giorno dopo giorno debella la stirpe umana, riducendola al suicidio. – Un atto della natura che noi non riusciremo mai a comprendere -…. così viene definita in modo semplicistico questa improvvisa ribellione della natura nei confronti della razza umana. Ma in realtà questo vento che sembra spirare dagli abissi dell’inferno, non è altro che il frutto della nostra immaginazione, della nostra soggezione( la scena della casa con tutte le piante in plastica né è l’emblema),l’inquietante metafora dell’uomo che sa ma non vuole far niente per far capire di sapere. E allora si continua, si continua a far finta di andare avanti, si idealizza il progresso come linfa per una vita eterna ma in realtà non siamo che pezzi di marmo immobilizzati a compiacere ogni grande passo che crediamo di fare verso il futuro . Siamo persuasi nel creare gruppi di persone sempre più piccole unite secondo i parametri stabiliti dall’etnia e dal culto religioso (nel film questo è tangibile quando si crede che per sopravvivere bisogna dissociarsi in gruppi sempre più ristretti ,metafora di razzismo ) o addirittura che la solitudine sia l’unico modo per non cadere sotto la mannaia di madre natura(l’anziana che vive da sola)e a pagarne il prezzo secondo Shyamalan saranno i nostri figli,nel film risparmiati dalle tossine assassine prodotte dalle piante, ma puntualmente brutalizzati dalla nostra razza. La chiave di svolta però,secondo il regista , esiste ed è presente in ognuno di noi; L’Amore. Solo l’amore,la voglia di amare e la voglia di stare insieme saranno in grado di fermare l’estinzione della razza umana(il congiungimento delle mani dei due protagonisti coincide con la cessazione del fantomatico vento assassino) . Solo stando uniti anche quando le situazioni della vita tendono a dividerci riusciremo a dare una speranza di continuità alla vita su questo pianeta. L’amore, insomma è la sola nostra speranza,l’unica forma di fede alla quale dobbiamo aggrapparci con tutti noi stessi, perché non c’è tossina più malefica di quella prodotta dall’odio. Soffia su di noi con una violenza tale che talune volte non ci rendiamo conto che di umano non abbiamo altro che le nostre fattezze. Il finale di “e venne il giorno” è un tentativo di ricordarci che questo vento non risparmierà nessuno, in nessun angolo del globo, continuerà a spirare su di noi se continueremo ad ignorare quella splendida macchina pulsante che alberga nel nostro petto;il nostro cuore. Seguiamolo dunque,ripariamoci sotto le sue ali, rendiamo ,grazie all’amore, questa vita degna di essere vissuta.