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OPEN WATER regia di Chris Kentis

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Marco Iafrate     4 / 10  09/10/2012 23:33:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il cinema è finzione. D'accordo. Sulla veridicità delle storie e dei personaggi dei film se ne parlava nel commento a Promheteus, bisogna dare una parvenza di credibilità alle cose che si raccontano, altrimenti diventa tutto un guazzabuglio di licenze per poter scrivere e mostrare quello che pare e piace. La discussione però verteva sulla rappresentazione del fantastico, di un genere, la fantascienza, che con la realtà non ha nulla a che fare, con "Open water" ci spostiamo su binari ben più impegnativi se non vogliamo cadere nel fumettone assurdo e paradossale tipico di quando si enfatizza un normalissimo fatto di cronaca.
La realtà ci racconta di una coppia di turisti americani in vacanza in Australia abbandonati in mezzo all'Oceano dopo un immersione subacquea collettiva con tanto di personale addestrato, non saranno più ritrovati.
Ora, il compito di un regista alle prese con la trasposizione cinematografica di un drammatico ma banale fatto di cronaca avvenuto esclusivamente sotto gli occhi dei pesci, non va oltre il raccontare ciò che la fantasia gli sta suggerendo, i due malcapitati potrebbero essere affogati un quarto d'ora dopo la loro emersione dall'acqua, oppure aver nuotato per due ore per poi, stremati, andare a fondo e lasciare questa valle di lacrime o ancora esser stati mangiati in pochi minuti da un branco di squali oppure non essere risaliti proprio in superficie. Insomma bisogna romanzare una storia vera di cui non si ha la più pallida idea di come siano andate realmente le cose che tradotto in parole povere ne risulta: Il "fatto realmente accaduto" non ha niente a che vedere con il film, funge soltanto da richiamo al botteghino.
Con una sceneggiatura di base costruita su un'impalcatura di borotalco dove due persone galleggiano 24 ore sull'acqua, c'è poco da inventarsi, o viri verso il genere fantastico ed allora hai diverse carte da giocare, mostri marini, astronavi sommergibili, mondi sommersi abitati da alieni con il corpo di cefalo e la testa di Brunetta e così via, oppure devi avere delle idee molto più brillanti del povero Kentis se non vuoi trasformare le sale cinematografiche in dormitori pubblici.
Tra momenti imbarazzanti ( la discussione tra i due con lo scarico di responsabilità e la pennichella che li allontana l'uno dall'altra) e momenti di noia quasi mortale (quasi, perché altrimenti non sarei qui a scrivere) si arriva al finale modello Martin Eden che è un po' la ciliegina su questa torta che sinceramente invita a cambiare pasticciere.
Marco Iafrate  09/10/2012 23:36:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Vabbè, Prometheus.