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ULTRACORPI - L'INVASIONE CONTINUA regia di Abel Ferrara

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ULTRAVIOLENCE78     7½ / 10  21/07/2009 17:32:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Abel Ferrara rivisita, in forma di B-movie, l'opera di Don Siegel, e sembrerebbe farlo riprendendo il discorso lì dove quest'ultimo s'era fermato nel messaggio che (volontariamente o involontariamente?) aveva sotterraneamente lanciato con la sua pellicola: la concezione di un'umanità consacrata alla sofferenza, perché dominata da sentimenti perniciosi e conflittuali. In questo senso, una dichiarazione d'intenti da parte di Ferrara potrebbe risiedere nel momento dell'assalto all'ufficio del dottor Collins, allorchè gli alieni, nell'appressarsi minacciosamente a quest'ultimo, gli spiegano che "la razza umana lasciata a se stessa è condannata" e che, se vuole salvarsi, deve annullarsi nell'"assorbimento" in una specie superiore dove l'individualismo, sempre dannoso nella sua tendenza prevaricatrice, è soppiantato da un "collettivismo" puro, mondato da ogni forma di egoismo.
La soluzione sarebbe, dunque, in una condizione evoluta (aliena), nella quale l'armonia e l'equilibrio sono garantiti dall'atarassia, o ancora di più dallo spossessamento delle proprie pulsioni, le quali lasciano il posto all'agire esclusivo di una ragione fredda e calcolatrice? Forse, ma è una prospettiva utopistica: la natura ingovernabile e soverchiatrice non si lascia sconfiggere e prende, come sempre, il sopravvento. Il finale, nel frenetico susseguirsi di conflagrazioni, sarebbe allora il segno di una tensione vindice quale espressione di quelle spontanee e inestirpabili inclinazioni naturali che, proprio nella loro valenza distruttiva, si fanno garanti della prosecuzione della specie umana e –conseguentemente- del suo martirio.
Oppure, più semplicemente, siamo di fronte all'ennesima allegoria sul fenomeno dell'omologazione di massa nella società contemporanea: tematica già ampiamente ed efficacemente sviscerata da precedenti capolavori, come il referente originale del film di Ferrara, nel suo più esplicito significato, o il "carpenteriano" "Essi vivono".
Tensione e "suspence" non latitano in quest'opera giocata, in massima parte, su un montaggio serrato e su inquadrature che, "facendosi strada" da angoli, fessure e spazi interstiziali, mirano a generare una costante sensazione di pericolo, che incombe fuori-campo.