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IN BRUGES - LA COSCIENZA DELL'ASSASSINO regia di Martin McDonagh

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Noodles_     7½ / 10  11/05/2010 18:45:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ce l'avevo lì in attesa da parecchio tempo, ma per un motivo o per l'altro (principalmente perchè volevo vedermelo nelle migliori condizioni possibili, per assaporarlo al meglio) lo avevo sempre rimandato: e ieri finalmente l'ho visto.
Certo, dopo 161 commenti uno può solo ripetere cose già dette da altri, ma va bè, proviamoci!
Per prima cosa non si può non accennare al mix di generi che caratterizzano questo film, e questo aspetto se da un lato è la sua particolarità diciamo positiva, che ne fa un film spiazzante, divertente, amaro, riflessivo, sicuramente accattivante, dall'altro lato almeno per quanto mi riguarda, può essere visto come un limite.
I primi 2/3 di film secondo me sfiorano il 9.
Lo spunto iniziale è bellissimo. E' originale sia per la situazione che per la location, è profondo, in quanto il rapporto tra i due protagonisti, così come le tematiche della crisi di coscienza, del pentimento e degli effetti di ciò sulle certezze relative alla loro professione, vengono affrontati in modo serio e plausibile. Il tutto senza rinunciare ad una certa leggerezza di fondo che, dato il ritmo necessariamente lento, contribuisce a evitare il pericolo della noia. Mi riferisco soprattutto al personaggio di Farell, impulsivo ed infantile (notevole la scenetta con i tre turisti grassi che vogliono salire sul campanile), al primo piano sul bigliettino col messaggio di Harry in hotel – da fermo immagine!, e soprattutto all'incredibile prima telefonata, da applausi, tra Ken e il boss, che ho dovuto stoppare sia per non perdermi neanche una battuta, sia per evitare il collasso da contorsioni sul divano…
Poi, da quando compare in scena Fiennes (strepitoso), il film abbandona questa traccia, diciamo introspettiva, e vira verso un epilogo rocambolesco, con numerosi richiami a situazioni e dialoghi di chiara ispirazione sia tarantiniana, che, mi si perdoni l'orribile termine, "guyritchiana" (la seconda sequenza da Yuri, fissato con le alcove, col tipo accecato sul divano, o la scena in cui il bigliettaio del campanile picchietta col dito la fronte di Harry, dai bellissima!).
Certo, tutto il lungo finale è intrigante, l'andamento circolare degli eventi, che porta ad un geniale incastro spazio-temporale di tutti i personaggi, tiene incollati allo schermo, e tutto viene risolto a mio parere in modo accettabile (pur con le forzature descritte in un commento precedente); ma tutto ciò secondo me in un certo senso "degrada" il livello generale del film, in quanto da thriller introspettivo, con aspirazioni quasi autoriali, si trasforma appunto in un film d'azione, con qualche limite /esagerazione tipici del genere.
Resta comunque un film godibilissimo, ben fatto, poetico, divertente e ricco di contenuti, che senza dubbio consiglierei a chiunque.