kowalsky 7½ / 10 14/07/2008 11:56:37 » Rispondi Prosegue il buon periodo del cinema italiano: un film ben strano, che vanta referenti più o meno evidenti con Anghelopolus, Winterbotton e Kieslowsky. C'è un protagonista molto efficace, una storia in grado di pilotare il nostro punto di vista sull'immigrazione al punto di immedesimarsi sulla facoltà (forse un pò qualunquista) di dire che "le miserie e sfortune non hanno nazionalità", e un'umorismo acre (qualcuno lo troverà fuori luogo) che tuttavia collima con una realtà amarissima. Basterebbero i primi 25 minuti del film, le immagini in flashback che rievocano le tragedie vs rivoluzioni della recente storia dell'umanità o il vago mirare di Ioan in una Roma caotica e ostile (ma non più di tante altre) per giustificare una visione obbligatoria del film. E poi, verso la fine, Milano e la vanità luccicante del mondo della moda ("Wear the revolution" niente male come slogan, cinismo a parte). Ioan corpo e anima gestisce il suo candore (o è anche calcolo balistico?) rischiando di diventare simbolo "puro" di un sistema marcio. In certi spunti mi ha ricordato un film diversissimo come "camminando nell'aria", almeno nell'amicizia tra Ioan e Michele. Del resto può essere "falsa" l'Italia ai nostri occhi, ma non altrettanto agli occhi degli altri