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IL GATTO DAGLI OCCHI DI GIADA regia di Antonio Bido

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JOKER1926     7½ / 10  23/08/2014 23:28:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Negli anni in cui il thriller all'italiana metteva le basi per diventare eterno, Antonio Bido sfodera da un estro che non ti aspetti un grande lavoro, "Il gatto dagli occhi di Giada".
In quei periodi andava di moda dare al film un titolo che riprendesse il mondo degli animali, Dario Argento si fece grande (anche) attraverso la sua celeberrima trilogia, iniziata con successo negli anni settanta con "L'uccello dalle piume di cristallo". Con l'indiscusso Argento i titoli generalmente divenivano, lungo il corso narrativo, carne e sostanza. Con Antonio Bido, nella circostanza de "Il gatto dagli occhi di Giada", il titolo appare essere solo una fanatica imitazione. Una sorta di must e di moda, contemporaneamente.

Ma, ad esser sinceri, oltre questa intaccatura nel film del 1977 seguono freneticamente una serie di copiose positività che portano il prodotto italiano a meritare l'attenzione dei ricercatori. Logicamente l'invito alla visione, come sempre, è dedicato a chi sa apprezzare determinate cose, specifiche cose che oggi, ahimè, hanno solo un modo di rinascere, ossia attraverso il ricordo.

Antonio Bido fa partire a mille il suo lavoro; il tutto gira intorno ad una serie di criptici omicidi; la musica è subito protagonista, si inizia a respirare un'area malsana; l'atmosfera è impeccabile, specie per i nostalgici.
La narrazione tiene audacemente botta, anche gli esperti "inquisitori", quelli che denudano qualsiasi passaggio di una trama si troveranno a dover accettare le prassi del gioco. Ovvero qualche piccola forzatura ci sarà, ma nel complesso, non vanno a muovere nulla. La sceneggiatura è ottima, non ci sono particolari punti da criticare. Esaltante la miscela, nei codici del thriller all'italiana. Ossia polizia messa un po' da parte e unione di coppia, nel frangente Lukas, incarnato da un buonissimo Corrado Pani, è la mente pensante. Lukas è accompagnato da una donna di nome Mara che un po' rammenta la Nicolodi di "Profondo Rosso".

"Il gatto dagli occhi di Giada" prosegue, per tutto il tempo, la sua marcia trionfale. Si fa seguire e non delude a livello di ritmo; l'interesse cresce sempre di più; la tensione non è un fattore da sottovalutare in questo prodotto cinematografico italiano, saranno vari i momenti suggestivi ove lo spettatore, irrimediabilmente, sbalzerà dalla poltrona.
Le grandi manovre poi sono svolte da una musica accattivante, molto simile a quella proposta dai Goblin con Argento. Dalla musica alle ambientazioni (vedere quelle nella tenebrosa Padova) sono una festa di percezioni e di cose d'autore racchiuse e cristallizzate su pellicola.
Antonio Bido raggiunge il vertice artistico durante una sequenza in cui Lukas è ritratto in una deserta Padova (all'alba), i colori della fotografia allegati ad uno scenario idoneo rappresentano uno dei punti più poetici di questo specifico genere.

Il consiglio finale del critico è lapalissiano, questo è stato un prodotto passato, purtroppo, inosservato. Per chi ama il thriller d'autore "Il gatto dagli occhi di Giada" è praticamente un obbligo; in una virtuale classifica, questo di Bido si colloca ad un posto di tutto rispetto, viene dopo solo una serie di film più famosi, se la gioca con più di una produzione di Argento.