addicted 7 / 10 16/02/2009 01:16:20 » Rispondi Corbijn ricostruisce i fatti in modo maniacale. Una sfida di acribia filologica. Un tour de force sfiancante, per portare sullo schermo Jan Curtis non come avrebbe potuto essere, e neanche come lo avremmo voluto, ma solo, tragicamente, come fu. Il film, per il suo contenuto e per i temi trattati, è consigliato ad un pubblico che conosce e ama i Joy Division. Per tutti gli altri potrebbe essere tempo perso. Ma non per noi, che abbiamo consumato "Unknown pleasures" e "Closer". Il film, infatti, è la trasposizione cinematografica della loro musica: lancinante, sublime, tragica, ossessiva. Musica e immagini come unghie passate su una lavagna: chi l'ha detto che l'arte deve essere bella e consolatoria. Può essere anche sgradevole e disperata.