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CONTROL regia di Anton Corbijn

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phemt     8 / 10  05/11/2008 10:10:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Esordio registico per Anton Corbijn, nome totalmente sconosciuto in campo cinematografico ma apprezzato in ambito musicale visto le sue collaborazioni con Depeche Mode, U2, Nick Cave, Coldplay ed altri tra cui spicca il quell’ Hearth Shaped Box dei Nirvana che per chi scrive è uno dei video migliori degli anni 90…

E per il suo esordio registico Corbijn rimane ancora saldamente legato al mondo della musica visto che decide di trattare del britannico Ian Curtis, leader dei Joy Division, morto suicida in giovane età divorato dai demoni interni e da una malattia che non era in grado né di gestire né a cui era in grado di sopravvivere… Ma per Corbijn la scelta è anche personale… Il regista/fotografo olandese ha infatti cominciato la carriera facendo reportage sui gruppi dell’allora nascente scena punk/rock tra cui proprio i Joy Division che quindi chiaramente conosceva e a cui probabilmente è rimasto in parte legato…

Nessuno fino ad adesso si era interessato (cinematograficamente parlando) di Curtis… Secondo me perché prima di tutto i Joy Division hanno avuto una storia ben poco dinamica rispetto allo standard dei gruppi rock (dico rock per usare il temine più generale possibile) e secondariamente perché se si vuole fare un film su Curtis bisogna mettere in primo piano le sofferenze e i dolori di questo giovane complesso e tormentato a discapito quindi di una certa scorrevolezza e naturalezza del narrato…

Corbijn ci prova prendendo spunto dal libro di Deborah Curtis (moglie di Ian, sullo schermo interpretata dalla Morton), optando per un bianco e nero estremamente ben fotografato e con uno stile quasi didascalico… Osa poca e si adegua alla storia malgrado mostri indubbie doti registiche…
Sfrutta un cast eccellente (la somiglianza di alcuni attori con le controparti reali è notevole) in cui brilla un Riley perfettamente in parte che oltre ad assomigliare tantissimo a Ian Curtis ha anche studiato molto bene i movimenti on stage del leader dei Joy Division…

Molto intensa la parte finale… Personalmente rimangono sempre dei dubbi quando si vanno a trattare i suicidi (ma la moglie come faceva a sapere che si era visto un film di Herzog?) ma orami la sequenza Herzog-pacchetto di sigarette-bottiglia di whisky-Iggy Pop-suicido ha superato la definizione di leggenda metropolitana ed è diventata una realtà accertata e accettata da un po’ tutti…

Una certa lentezza del narrato in casi come questo è praticamente dovuta e non pesa più di tanto, la scelta delle canzoni è abbastanza condivisibile (effettivamente però The Eternal doveva esserci) e Corbijn è bravo nel gestirle (Love Will Tear Us Apart per esempio era un pezzo abbastanza spinoso da inserire nel film)…

In realtà pesa un po’ il classico manierismo da film/biografia sulla giovane rockstar divorata dai demoni interni e morta suicida in giovane età, così come va detto che ogni tanto Corbijn si lascia andare a qualche situazione evitabile (il giro di aerofagia per via dell’emozione o la firma con il sangue, personalmente avrei evitato anche quelle specie di cartoline sulle reazioni della band al suicidio) ma per il resto sbaglia poco o nulla…
Può non piacere perché certo non è un film facile ma onestamente vista la difficoltà e la complessità del personaggio in questione non credo che si sarebbe potuto fare di meglio…

Tra le migliori biopic in circolazione anche Kurt Cobain si meriterebbe un film del genere invece di prodotti che si perdono nel complottiamo da due soldi o nell’eccessiva ricerca del weird al limite dell’arty…

Control merita di essere recuperato!