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L'ULTIMA MISSIONE regia di Olivier Marchal

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6½ / 10  22/04/2008 20:39:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Potenzialmente Marchal ha talento da vendere, eccome: notevole la fotografia, flashback che riescono a cancellare anche l'angosciante cerebralità di ambientazioni livellate tutte sullo stesso cupo schema di morte, sia che riguardi la polizia corrotta che le anguste carceri degne dei tempi di Victor Hugo. Una way of life dominata dalla disperazione della vita, dalla promulgazione di una morte non solo effettiva, ma anche simbolica.
Un Auteil straordinario cattura per tutto il film, essenza di quello che ho sempre sostenuto, che i francesi sanno fare i polizieschi come pochissimi altri.
La lezione di Melville e (forse) di Laconte non è stata tradita, purtroppo però il film ha troppa carne al fuoco, troppa (direbbero gli esperti) "larva": Schneider sembra costruito con l'esigenza di rapire l'empatia degli spettatori, e forse per questo noi spettatori non riusciamo a provare empatia per lui (la fama di antieroe che si cuce addosso è un pò ovvia).
Marchal ha visto tanti film americani ("The silence of the lambs") o giapponesi e vuole dimostrarlo a tutti i costi: ok, ma un Cronenberg non avrebbe mai rischiato di scivolare nel grottesco come nella sequenza dell'obitorio (dove il controllo della materia del film rischia un'impennata degna della sinistra arcobaleno alle recenti elezioni politiche italiane).
E una metafora finale "buonista" - per un film che sembra un'incrocio tra i romanzi di Russel Banks e L'ultimo boy-scout con Bruce Willis, non ci voleva proprio.
In una posizione qualitativa di tutto rispetto (7), il film merita un punto in meno per le potenzialità sfruttate con eccessivo zelo.
Ripeto: magnifico Auteuil e travolgente tecnica fotografica, ma...
Delfina  23/04/2008 10:14:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La metafora finale non è affatto "buonista"... semplicemente contrappone vita/morte; io l'ho trovata estremamente tragica, anche se certo poteva renderla un po' meno prevedibile togliendo la presenza della sorella, per esempio.
Cagliostro  22/04/2008 20:43:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
qundi temo che disapproverai assai la mia recensione...
:'-(
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  22/04/2008 20:43:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mica ne ho parlato male...
Invia una mail all'autore del commento anthonyf  23/07/2012 17:44:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Buona sera, Kowalski.
Con il tuo permesso, ho pensato di pubblicare questa mia risposta al tuo giudizio sul film di Marchal, non tanto per parlare di esso, quanto, se mi permetti, per farti una piccola richiesta (squisitamente cinematografica... veramente nulla di che).
Intanto, complimenti per questo commento e per tutti gli altri, che ho imparato ad apprezzare, leggendoli davvero più volte. Sia brevi che lunghi, tutti sono pieni di significato e spesso di sfumature che non avevo colto nella visione dello stesso film. Sarà forse che abbiamo anche età diverse...
In ogni caso, volevo chiederti, restando in tematica 'noir': tu hai per caso visto "Una pura formalità"? Non per chiederti di votarlo, ma ci tenevo a sapere, se lo hai visto, che cosa ne pensi... in quanto io lo trovo uno dei noir più strani mai abbia visto, ma al tempo stesso, prsonalmente, lo trovo molto molto bello... non tanto per sapere se abbiamo gli stessi gusti, ma tu che cosa ne pensi?
Da tornatore, regista che credo tu stesso ritenga un artigiano di fattura sovente apprezzabile, ti saresti apprezzato un film come "a pure formality"?
Perdona la mia domanda o curiosità spiazzante, ma ci tenevo a sapere che ne pensavi del film, se lo avevi visto o se te lo ricordi.
Null'altro.
Ti saluto e scusa veramente l'indiscrezione della mia domanda.
Invia una mail all'autore del commento anthonyf  26/08/2012 20:18:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Va bene... se non volevi rispondere, tanto vale che almeno dicessi "Scusa anthonyf ma non ho voglia di parlarne, sei indiscreto, se ne avrò voglia pubblicherò il giudizio del film sul sito"... oppure potevi benissimo tagliare corto perfettamente: "Scusami ma non l'ho visto "Una pura formalità", se mi capiterà lo vedrò e ti farò sapere". Invece, il nulla. Il vuoto completo, l'ignoto.
Tanti saluti e continua a pensare.