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LA FEMME PUBLIQUE regia di Andrzej Zulawski

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JOKER1926     6½ / 10  24/01/2013 16:24:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"La femme publique" di Zulawski è un altro esempio che sintetizza a meglio ciò che è la natura del regista in considerazione.
Il film del 1984 è impostato in contesti quanto mai teatrali, tanto per cambiare.
La trama della regia è assai fugace, qui abbiamo in analisi le dinamiche esistenziali di una giovane donna , Valérie Kaprisky, impegnata nelle riprese di un film.
Il plot sembra morire già in questi precisi istanti.
Il resto de "La femme publique" è l'inserimento in scena di personaggi stralunati, violenti e pazzeschi.
Si creano diverse linee, linee che si accavallano senza alcuna logicità; l'obiettivo, appare chiaro, Zulawski è vuole stordire il pubblico attraverso un esercizio di stile, depresso e oppressivo, senza conduzione narrativa. In risalto quindi si colloca la circostanza, suggestiva e malsana, che attornia, a più riprese, i personaggi.
Ci resta da sottolineare il lavoro di Zulawski per le grandi recitazioni degli attori, il regista carica a dovere la mente dei propri attori, nascono prove di animo, di passione.
Il film non può essere consigliato a tutti, visionare questo tipo di prodotti cinematografici è quasi una tortura; il ritmo è basso, le sequenze offrono tanta ripetitività e monotonia. Le ambientazioni , abbandonate a sfere quasi atemporali, sigillano la massima cupidigia di un film sicuramente artistico ma sottilissimo.

Critica ad oltranza dello spaccato Zulawskiano

Il messaggio che potrebbe indirizzare la regia polacca al suo (ristretto) pubblico risiede anzitutto nella concezione dell'arte, dell'interpretazione e dunque della finzione.
La ragazza, protagonista del film, vive per raggiungere una linea verticale, attraverso sacrifici psicologici, fisici e mortali. Per lei si sacrifica persino un regista nell'intendo di donar lei quell' "immortalità", quell'esperienza consona per farla elevare, una volta e per tutte, sui celi della sublime arte, quella dell'incarnare alla perfezione la parte del copione. Insomma l'arte a tutti i costi , secondo vangelo di Zulawski, deve essere incamerata da chi crede nella medesima.
Ma in questo calderone di realtà e finzione si perde l'orientamento, lo spaccato del 1984 potrebbe fungere da manuale del "Non mollare mai" per chi vuole arrivare ad un punto di non ritorno, ad un punto terminale, fra gloria e catastrofe.