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PICNIC AD HANGING ROCK regia di Peter Weir

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Zazzauser     8½ / 10  09/02/2021 23:27:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Che meraviglia questo film del primo Peter Weir, delicato, elegante, enigmatico, perturbante, angosciante. Un dipinto cinematografico impressionista di grande impatto visivo e di non cosí immediata lettura: Picnic ad Hanging Rock e' una pellicola decisamente stratificata e lavora su piu' livelli di significato, da quelli piu' marcatamente evidenti a quelli meno espliciti. Il piu' importante di essi e' costituito dalla sottile metafora della sessualitá come istintiva, incontrollabile, perlopiù inconscia pulsione alla trasgressione delle regole, all'emancipazione/liberazione dai dogmi e dalla repressione (la gonna, il corsetto), come primordiale e ancestrale tensione verso il ricongiungimento con la natura, in particolare con l'antica Madre Terra (i piedi scalzi, la distensione sulla nuda roccia). Se interpretato in questi termini e' facile scorgere nel soggetto originale (il romanzo dell'australiana Joan Lindsay, 1967) una certa forma di riflessione sessantottina ante litteram sulla liberazione sessuale giovanile nonchè velati rimandi alla poetica e al pensiero di determinati esponenti della controcultura (Timothy Leary). Weir li coglie e li mostra, li racconta (1975) con altrettanta intelligenza e con ancor piu' lucida consapevolezza.
Se la sparizione delle tre studentesse e della maestra funge da quadro, da fulcro narrativo, la cornice apre tutta un'altra serie di chiavi di lettura, dalla diseguaglianza sociale al fallimento del sistema educativo/scolastico al concetto più esistenzialista di predestinazione e di scopo dell'individuo (fra tutti il ricongiungimento impossibile fra gli orfani Sarah ed Albert). Senza fare paragoni troppo azzardati, a me lo stile ha ricordato certo cinema di Haneke e di Malick, nello straniamento provocato dall'inspiegato e dal non detto e dalla tendenza all'introspezione e al simbolismo.
Tanto resta da dire, sicuramente un film che si disvela totalmente dopo molteplici visioni. Il primo impatto e' di sicuro quello di un film delizioso, figlio del tempo ma molto ben invecchiato, tecnicamente prezioso (la fotografia e le musiche soprattutto, da quelle originali di Bruce Smeaton alle incursioni beethoveniane e bachiane)